Una pinta di birra è un pasto da re – William Shakespeare
Dal 20 al 23 febbraio 2016 si è svolta in quel di Rimini la seconda edizione di Beer Attraction, alias “la fiera della birra” (birra artigianale, ça va sans dire). Più o meno negli stessi giorni mi sono beccato una bruttissima gastroenterite, dono disinteressato del nostro dolce, dolcissimo figliolo Sebastiano. Lui si stava riprendendo, io ero nel bel mezzo dell’abisso. Di ammettere che a 30 anni potevo ridurmi a uno straccio con tanta facilità non ci pensavo nemmeno, del resto, visto che si trattava di un regalo da parte di Maddalena, rinunciare a 2 biglietti di ingresso + lab di degustazione evento mi sembrava eccessivo. E così, con la nausea in bocca, alle 10.30 circa del mattino, ci imbarchiamo su Ermanno (vi assicuro che imbarcarsi, con un figlio, è un termine quantomai appropriato) alla volta di Rimini…
Il viaggio procede alla proverbiale andatura di Ermanno, con una velocità di crociera media di 90-95 km orari in autostrada. Arriviamo intorno alle 12:30 dopo uno stop per fare rifornimento di GPL con merenda nel mezzo di Sebastiano (io nel frattempo combattevo la mia battaglia con il rotavirus/adenovirus/astrovirus di turno). E qui, davanti alla Fiera, l’amara scoperta, o meglio, visto che ormai ovunque è così, l’amara riconferma: parcheggiare nelle canoniche piazzole costa la bellezza di 10 euro.
Di più: se avessimo un camper/autocaravan (e in effetti Ermanno è esattamente questo) dovremmo sborsare 20 euro. Mi domando che senso abbia organizzare un evento dove il parcheggio quasi raddoppia il costo per entrare ma tant’è, in questi casi si sa che l’azienda “Fiera” è diversa dall’appaltatore dei parcheggi e dal servizio catering addetto alla ristorazione e via discorrendo e ognuno applica le proprie tariffe (per la cronaca, al guardaroba chiedono 4 euro per capo di abbigliamento). Per fortuna il parcheggiatore si lascia conquistare dal fascino intramontabile di Ermy e viste le dimensioni compatte ci tratta come dei comuni automobilisti.
LA MANIFESTAZIONE DEDICATA ALLA BIRRA ARTIGIANALE
Tralasciando i costi non proprio camper friendly del parcheggio, bisogna ammettere che Beer Attraction è una vera festa per gli occhi e per il gusto. I numeri di questa seconda edizione li trovate anche nel sito: 200 espositori, oltre 13.000 visitatori, 100 eventi collaterali, 300 incontri d’affari con buyer esteri. Insomma, un bel giro di persone e di quattrini. Ma per quel poco che abbiamo visto (a un tratto non mi reggevo più in piedi e Sebastiano voleva dormire e ci eravamo dimenticati la fascia porta bebè detta Mai Tai per farlo dormire), dicevo, per quel poco che abbiamo visto il giudizio finale è positivo.
Ci sono i (veri) microbirrifici gestiti da persone con piccoli tic nervosi dovuti probabilmente alla mole di burocrazia che si trovano ad affrontare ogni giorno, ci sono i cultori della birra che ti spiegano come questa bevanda sia caduta in disgrazia per secoli a causa della diffidenza del popolo romano, che associava alla birra la figura del barbaro (orzo andato a male, pare dicessero), per poi essere riscoperta negli ultimi decenni, ci sono tizi che sembrano usciti da un’armata fantasy, con lunghi capelli abbondanti, barba raccolta in trecce degne di Balagar Magliodiferro, sguardi filosofici e accessori in stile tipicamente dark/gotico quali catene e bracciali di borchie, ci sono persone sbronze che tentano di rientrare sotto soglie di dignità socialmente accettabili.
Questo melting pot di umanità che trasuda vapori alcolici da tutti i pori e non va troppo per il sottile come accade nelle fiere più blasonate di enogastronomia è il vero, autentico punto di forza della manifestazione. Ovviamente ci sono anche birre di altissima qualità, prodotte secondo metodi tradizionali con ingredienti selezionati (c’è chi utilizza perfino il Sale dolce di Cervia, che tra parentesi si chiama dolce non perché sia effettivamente dolce ma perché non lascia in bocca il retrogusto amaro che è solito lasciare il sale – per dire cosa si impara in posti del genere). Con il biglietto di ingresso si ha diritto a 3 gettoni e ogni gettone permette di acquistare un assaggio di birra. Ci ho provato, ma alla fine siamo stati costretti a vendere ben 5 dei 6 gettoni. E ora, se avete ancora una minima considerazione nei miei confronti, vi spiego anche perché.
“GOSE DI CASA NOSTRA”, L’EVENTO DEDICATO ALLO STILE GOSE
Subito dopo essere entrati alla fiera mi aspettava l’evento “Gose di casa nostra”, in programma alle 13:30, regalo di Maddalena prenotato quando la gastroenterite era ancora di là da venire. A condurlo una bravissima e preparatissima ragazza che fa parte di Union Birrai, l’associazione italiana che promuove la cultura della birra artigianale in Italia. Una che ne sa veramente a tonnellate e riesce a trasmetterti la propria passione per un tema – quello della birra – di cui ben pochi sanno veramente qualcosa (ad esempio cosa vuol dire doppio malto? Quali caratteristiche deve avere una Weizenbier? Ecco… appunto).
Per l’occasione abbiamo visitato 3 stand di altrettanti microbirrifici che hanno scelto di produrre un certo quantitativo di bottiglie in stile Gose. Si tratta (cito da Wikipedia perché avevo appena le forze per tenermi in piedi) di una “varietà di birra originaria di Goslar che è oggi una delle birre più tipiche di Lipsia; è fermentata da un composto di frumento, coriandolo e sale, e vi vengono aggiunti fermenti lattici durante la bollitura. La Gose è attualmente prodotta solo in 3 birrerie, due delle quali a Lipsia, e una a Goslar”. La voce andrebbe in realtà aggiornata perché la gose ha incontrato da qualche anno il favore del pubblico e viene prodotta in diversi microbirrifici italiani e non.
Delle 3 birre servite sono riuscito ad assaggiarne 2, la terza se l’è bevuta Maddalena. Dannazione. Ad ogni modo, nonostante le pessime condizioni in cui versavo, l’evento è stato molto interessante, tanto da farmi ripromettere di partecipare in un futuro prossimo al corso di primo livello organizzato da Unionbirrai in città random italiane (fra le altre cose sono un homebrewer dilettante). Nel momento in cui Sebastiano ha deciso che voleva dormire comodo e non in mezzo alla confusione ce ne siamo andati, non prima di vendere i nostri 5 gettoni e ricavarne 5 euro, con cui abbiamo pagato metà del parcheggio. Questa è stata la nostra breve (3 ore totali) ma intensa esperienza alla seconda edizione di Beer Attraction two thousand and sixteen. Fateci sapere le vostre opinioni in merito, dal parcheggio alla piadina romagnola e tutto quello che vi frulla in testa. Ciao!