Un giro in bicicletta è una fuga dalla tristezza – James E. Starrs
Non tutto il male viene per nuocere. Le piogge continue di questi giorni hanno creato un terreno perfetto per una bella infangata in mountain bike. E così, caricata la bici elettrica su Ermanno (toglietemi tutto ma non il corridoio interno dove sistemi qualunque caso alla meno peggio), ho raggiunto domenica mattina Palazzo De’ Rossi, conosciuto anche come Castel De’ Rossi, una location utilizzata per ospitare matrimoni e altri eventi dalle parti di Pontecchio Marconi. Un posto vicino al fiume Reno, che dispone di ampio spazio esterno dove parcheggiare gratis (non a caso era presente un camper in sosta libera) per poi lanciarsi con il kayak in acqua o con la bici lungo il sentiero ciclabile e pedonale. È ovvio che le condizioni meteo sono decisive: nel mio caso pioveva, in estate è tutto più semplice… ma anche meno divertente!
Il percorso è sterrato ma in buone condizioni per qualche chilometro, poi inizia la parte migliore in mezzo a un boschetto con curve strette, saliscendi, ghiaia, pietre, rami caduti e pozzanghere gigantesche. Se avete una bici robusta tipo mountain bike o fatbike, non avrete problemi a parte un brevissimo tratto di sabbia dove ho rischiato di impantanarmi del tutto.
Una spintarella a piedi e il gioco è fatto, sono risalito in sella proseguendo sulla pista fino a ricongiungermi con via Pila. A sinistra si distinguono gli impianti e i capannoni della zona industriale dove ha sede la Sapaba. Da qui la strada torna a essere asfaltata, arrivando ai laghi di pesca sportiva “Del Maglio”, vicino allo svincolo per l’Autostrada A1. Un cartello indica di non usare la strada ma il percorso a sinistra, ad ogni modo se venite di sabato, domenica o festivi potete anche andare in strada visto e considerato che i camion si muovono solo nei giorni lavorativi.
LA SECONDA PARTE FINO AL PARCO DELLA CHIUSA E AL PARCO TALON
A questo punto si può decidere di tornare indietro o per la stessa strada o per la statale 64 che corre parallela all’autostrada. Meno avventuroso, ma più veloce e pulito. In alternativa, come ho fatto io, si prosegue ancora dritti seguendo il corso del fiume fino al suggestivo ponte che attraversa il Reno e porta dritti dentro il Parco della Chiusa, una delle aree verdi più grandi della periferia di Bologna.
Da qui si torna di nuovo nel fango o nella neve, a seconda del periodo, lungo via Panoramica o altri sentieri minori. Attraversando tutto il parco si sbuca nell’adiacente e meno selvaggio Parco Talon, punto di arrivo del giro grande. Se abbiamo ancora forze (e batteria) possiamo salire fino al Santuario della Madonna di San Luca o arrivare in centro a Casalecchio di Reno. Alla peggio si gira la bici e si torna indietro come ho fatto io.
LA BICI NEL VAN E UNA BELLA SCIACQUATA ALL’AUTOLAVAGGIO!
Dopo aver recuperato Ermanno ero abbastanza stanco. Ho quindi caricato la bici, mi sono seduto un po’ a riguardare le foto e ho acceso il motore. Al ritorno ho percorso di nuovo il ponte sospeso di Via Vizzano, degno di un film di Indiana Jones, e mi sono ricollegato con la strada per casa, subito dopo l’Oasi di San Gherardo. Da qui sono arrivato all’autolavaggio self service Car Wash City di Via Nazionale e con un paio di gettoni ho ripulito bici e borse impermeabili. Come uscita è andata bene: a parte la pioggia insistente, il fango regala belle emozioni senza correre chissà quali pericoli.
Di sicuro questo percorso ad anello, nella versione piccola o grande, va affrontato con bici adeguate, direi necessariamente a pedalata assistita ma è chiaro che molto dipende dalla stagione. Evitare bici da città e carrellini per portare i bimbi: non è un’escursione baby friendly! Spero di avere di nuovo l’occasione per muovere un po’ le gambe e sfruttare la capacità di carico e flessibilità di Ermanno!