Nessun rumore, nessuna voce d’uomo rompeva quel silenzio, e la natura, sempre uguale da che è nato il mondo, dominava incontrastata – Jack London
Manca ancora un anno alla partenza per il Grande Nord con il nostro camper van,ma come dicevano gli antichi romani, tempus fugit: i preparativi sono ancora tanti, sia per quanto riguarda la preparazione meccanica del mezzo, sia per ciò che concerne la sfida del gas free totale (qui l’articolo su come sto progettando di eliminare il gas dal camper). La strada è ancora lunga insomma, lunga e ricca di aspetti da affrontare. Per chi non segue i preparativi sui social o su YouTube, è ancora più difficile capire la portata di questo viaggio. Nei paesi del Grande Nord, intesi nel linguaggio comune come le regioni oltre il circolo polare articolo, non si scherza: bisogna calcolare tutto fino all’ultimo dettaglio per evitare di rimanere a piedi o al freddo. Specie se potremo contare solo sull’energia elettrica fornita dalle nostre batterie, che finalmente sappiamo essere due LiFePo4 da 400 ah a 12 volt (l’equivalente di 10 Kw/h nominali).
Qualcuno ha già sollevato dubbi sulla fattibilità della cosa: come pensiamo di ricarica un pacco batterie di questo genere se dobbiamo alimentare piastra a induzione, pentola elettrica, boiler dell’acqua calda, pellicole riscaldanti del pavimento e perfino sistema di riscaldamento (probabilmente a infrarossi)? Bella domanda. In linea teorica posso provare a dare più risposte, perché il “segreto” di un camper gas free, in base ai miei studi e alle mie attuali conoscenze, è il risultato della molteplicità di soluzioni e accorgimenti che si prendono (mi ronza in testa, a questo proposito, l’idea di scrivere un ebook sul tema, qualcosa come “Camper gas free: principi teorici e accorgimenti tecnici”, prima o poi lo farò). Qualche esempio? Ecco i principali punti.
Indice dei contenuti
CAPISALDI DEL NOSTRO CAMPER IN VERSIONE 100% GAS FREE
- La ricarica delle due batterie al litio avverrà per mezzo di più fonti, a partire dai pannelli solari fissi, ma non solo. Ho intenzione di procurarmi anche un paio di pannelli plug & play da 200 watt l’uno, di quelli pieghevoli da tirare fuori alla bisogna, utili – se non indispensabili – per espandere la potenza totale dell’impianto. A questi si aggiungeranno i pannelli amorfi, gli stessi mostrati nell’ultimo video di aggiornamento su YouTube (v. sotto). Infine, due turbine eoliche, una fissa e l’altra sempre plug & play (90 watt + 150 watt alla massima potenza).
- Il sistema di riscaldamento elettrico sarà triplice, avremo cioè a disposizione sia le pellicole riscaldanti del pavimento, per le situazioni intermedie, dove la temperatura esterna varia dai 10 ai 15-16 gradi, sia il radiatore a infrarossi, per quando scendiamo da 10 a meno venti gradi, sia da ultimo i vestiti riscaldati, per tutte le situazioni in cui le due batterie saranno scariche (succederà) e non avremo più disponibilità di energia. Da capire quali modelli, ne esistono parecchi, ma dovrò muovermi per trovare taglie da bambini.
- Doppi sistemi per cucinare e per scaldare l’acqua, perché anche qui, come per il riscaldamento, sarà fondamentale diversificare, un po’ per evitare che in caso di guasti rimaniamo senza possibilità di mangiare (metti caso che la piastra a induzione ci lascia…) un po’ per un motivo forse anche più importante, e cioè quello di avere sistemi che non richiedono energia (specie nel momento prezioso in cui, ad esempio, stiamo ricaricando le nostre batterie). Quali sono questi sistemi? Ad oggi li ho già individuati, sia per la cucina che per scaldare l’acqua, ma lasciatemi il piacere di svelarveli… strada facendo!
- Niente generatore né stufa a legna, a entrambe queste soluzioni ho rinunciato da tempo, perché sarebbe come far uscire l’ospite sgradito dalla porta per poi vederlo rientrare dalla finestra. Per ospite sgradito, ovviamente, intendo il gas e il suo amico gasolio. La legna potrebbe anche essere una soluzione valida, ma in Islanda pare essercene poca, per non dire nulla. E poi trovare il posto per un oggetto del genere è praticamente impossibile al momento.
I PREPARATIVI PER LA PARTE MECCANICA DI ERMANNO
Fervono i preparativi anche per la parte meccanica di Ermanno, perché dall’assetto all’alternatore le modifiche sono diverse. Su questo fronte i punti critici sono due: da una parte le strade che possiamo incontrare, e quindi l’altezza da terra che dobbiamo cercare di raggiungere, e dall’altra la ricarica da alternatore, che per quanto non voglia sovradimensionare (sarebbe una contraddizione, perché vorrebbe dire ricaricare le batterie, di fatto, sfruttando il GPL) dovrà comunque essere maggiore dei miseri 45 ampere attuali. Indi per cui sabato mattina sarò in officina da Cristian Carzoli, preparatore di fuoristrada che non conosco ma che mi è stato consigliato dal mio vicino di casa (appassionato di fuoristrada). Sarà lui, in veste di meccanico, a dovermi dire se e come entrambe le modifiche – alle sospensioni e all’alternatore – siano o meno fattibili.
C’è poi dell’altro, perché i lavori alla carrozzeria non sono ancora finiti. Avendo capito, in occasione del primo test sulle Alpi, quanto sia decisivo l’isolamento e quindi la riduzione dei ponti termici, ho deciso di cambiare finestrini anche nei due sportelli posteriori e nel lunotto sempre posteriore. Impossibile pensare di riscaldarsi solo in elettrico se poi dietro giriamo con due vetri e non con i doppia camera in acrilico. Qui però rimanderò i lavori all’autunno, perché il budget va tenuto sotto controllo e le spese, come potete immaginare, sono molte. Dimenticavo, per concludere, che mai mi sognerei di partire per il Grande Nord senza un motore di riserva e un cambio di riserva. Il primo è già stato revisionato, devo solo passare a prenderlo con un furgone, il secondo è al momento in fase di revisione, per cui tra un mese dovrebbe essere pronto.
UNA PRIMA BOZZA DI ITINERARIO: SVEZIA, NORVEGIA E ISLANDA
Altro questione ancora sarà l’itinerario. Come avrete capito, l’idea è di attraversare la Svezia e arrivare a Capo Nord, per poi scendere di nuovo in Norvegia. Non ho velleità di raggiungere Nordkapp, ma visto che per passare in Norvegia bisogna arrivare praticamente alla fine del paese, ovvero della Svezia, ho calcolato di fare “un salto” anche là, per la classica foto in posa. I bambini saranno felici comunque. La questione più difficile è l’imbarco: conviene a Bergen, perché siamo per strada, ma si tratta pur sempre di 40 ore di navigazione fino alle Faroe. E poi credo altrettante fino all’Islanda. Non proprio una passeggiata insomma, anche perché il ritorno potrebbe essere poi su un altro porto, da capire anche questo. La strada insomma è ancora lunga, ma le premesse per un viaggio epico ci sono tutte. Godetevi lo spettacolo…!