L’uomo che brucia. Rosso e giallo. Tuoneggiante. Boati. Una lingua di fuoco. Sono sceso nel cratere. Liquirizia congelata. – Herman Mellville
Come promesso, iniziamo il racconto del nostro viaggio a Napoli con un articolo dedicato a sua maestà ‘O Vesuvio, una piccola guida per spiegare come visitare questa magnifica creazione della Natura a piedi, in auto, in camper o con il mezzo di trasporto che più vi piace (inclusa la mountain bike). Diciamo subito che per visitare il Vesuvio non occorrono navigatori GPS o altro, il vulcano è talmente grande da essere visibile a km di distanza: noi siamo usciti a Ercolano e dopo una visita di mezza giornata alle rovine abbiamo seguito le indicazioni per salire sul Vesuvio.
Se soggiornate in un albergo o campeggio potreste optare per i servizi di bus shuttle o pullman, al costo indicativo di 15 euro andata e ritorno, sappiate però che questa scelta non è per nulla sostenibile dal punto di vista ambientale e paesaggistico, e se continuerete a leggere l’articolo fino in fondo capirete anche il motivo. Va da sé che l’unico mezzo di trasporto a impatto zero che potreste utilizzare è la bicicletta, scelta del resto abbastanza ardita viste le forti pendenze e la lunghezza della strada, per cui se non siete in ottima forma e non avete una bici da corsa, l’unica alternativa è seguire il nostro esempio: arrivare al parcheggio in auto o in camper (costo 5 euro per tutti) e percorrere l’ultimo tratto asfaltato a piedi. Noi che non siamo campioni di atletica lo abbiamo fatto con un bimbo di 11 mesi in spalla, faticoso ma anche molto appagante (oltre che economico e salutare)!
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LA VISITA AL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO (NEL 2016)
A questo punto, tecnicamente, la vostra visita al Vesuvio è già cominciata. Il vulcano si trova infatti all’interno del più ampio Parco Nazionale del Vesuvio, istituito nel 1995 e tuttora operativo. Purtroppo la gestione, al momento della nostra visita (aprile 2016), si è rivelata piuttosto carente: i famosi 9 sentieri di trekking dai nomi evocativi elencati anche alla pagina Wikipedia del Parco sono tutti o quasi chiusi e inagibili perché “non curati” (parole di una guida), e questo è un vero peccato data la bellezza del luogo e dei boschi circostanti.
Dappertutto vedrete cartelli con la scritta “vietato accedere” o, in corrispondenza dell’imbocco dei sentieri, desolanti cancelli che sbarrano la via… L’immenso territorio del Parco Nazionale del Vesuvio si riduce ormai da anni alla strada asfaltata percorsa dalla mattina alla sera da enormi pullman che arrivano da Napoli, Sorrento e un po’ da tutta Italia, rombando, inquinando e suonando il loro fastidioso clacson prima di ogni tornante. Eppure, come vedremo più avanti, le alternative ci sarebbero. Ma andiamo con ordine e vediamo cosa vi aspetta una volta arrivati in cima.
LA BIGLIETTERIA, LE GUIDE E I NEGOZI DI SOUVENIR
Finito il km circa di strada asfaltata chiusa alle auto e riservata ai pullman/taxi/bus – km che potete anche percorrere a piedi in 20-25 minuti come abbiamo fatto noi – si arriva alla biglietteria. Il costo di ingresso per tutti è di 10 euro e non esiste alcuna riduzione se non per i residenti dei comuni limitrofi, gli studenti o i gruppi organizzati (i bambini sotto il metro e 20 di altezza non pagano). Nel prezzo del biglietto è incluso l’accompagnamento di una guida autorizzata che si occuperà di spiegarvi a tappe le caratteristiche salienti e i principali avvenimenti storici del Vesuvio.
Sul piazzale di partenza, oltre alle onnipresenti auto di chi, non si sa come e perché, può arrivare fin qui (…), troverete dei bagni chimici al costo di 50 centesimi a utilizzo. Ricordatevi di arrivare con una scorta di acqua nello zaino perché ogni bottiglietta in vendita d’ora in avanti la pagherete cara. Se voi fa piacere troverete anche souvenir in cenere, bottiglie di lacryma christi, cartoline e altri ricordi da portare a casa. Se volete un consiglio comprateli da un’altra parte, costano meno e avete senza dubbio più scelta.
IL PERCORSO PER ARRIVARE AL MONTE SOMMA E AL CRATERE
Il bello del viaggio non è la meta ma il percorso per raggiungerla, scrisse o forse disse qualcuno. Anche in questo caso la meta non si presenta come la voragine fumante piena di magma in ebollizione che io stesso, in fondo in fondo, avrei desiderato vedere, ciò non toglie che il percorso accidentato, con i fianchi rigonfi del Monte Somma, la Valle del Gigante con la colata lavica del 1944, e soprattutto l’incredibile panorama sul Golfo di Napoli, sia qualcosa che allieta il cuore, lo spirito e la mente.
Dopo una mezz’ora a piedi siamo finalmente al vero punto di partenza della visita guidata, ovvero un altro chiosco di souvenir, bibite e snack. Qui troverete ad aspettarvi le guide, che riconoscerete per i distintivi, le giacche rosse e l’abbronzatura caraibica. I gruppi si formano di continuo, più spesso quelli in italiano, meno spesso quelli in inglese, francese e altre lingue, per cui anche se siete da soli vi basterà attendere 15-20 minuti al massimo. Attenzione perché in cima il tempo cambia in fretta: non dimenticate di portare un maglione e una giacca leggera, anche in piena estate, mentre per le calzature scegliete scarpe da trekking o scarponcini da montagna.
L’ultimo tratto di sentiero in compagnia della guida, non molto lungo, percorre il bordo del cratere (il vero Vesuvio) e vi permette di guardare dritto in faccia questo demonio dormiente che ha portato devastazione e morte, ma anche vita, fertilità e un giro d’affari notevole. Da alcuni punti della parete del cratere si levano nuvole di vapore acqueo, unico segno tangibile del calore prodotto nelle viscere del vulcano. Eccolo qui il Vesuvio, maestoso, silente, ingannevole, grandioso nella sua imponenza e solennità come poche altre montagne al mondo. E voi ci siete sopra, a pochi metri dall’abisso… Spettacolare!
DOVE MANGIARE E DOVE DORMIRE (CON IL CAMPER)
Lungo la strada che porta al Vesuvio e che potete percorrere in macchina prima del parcheggio obbligatorio troverete diversi ristoranti e pizzerie, qualcuno con area pic-nic esterna. Noi ci siamo fermati in uno di questi e abbiamo cucinato qualcosa con i fornelli da campeggio di Ermanno. Questo al ritorno, con un magnifico tramonto, perché all’andata abbiamo invece optato per la paninoteca che si vede a sinistra appena si comincia a salire (non so dirvi il nome), gestita da una coppia di napoletani tanto bizzarri quanto simpatici, che ci hanno accolto con una fetta di mozzarella di bufala campana spessa come una bistecca. Noi vi consigliamo caldamente di fermarvi qui, meglio se fuori orario quando i due si dedicheranno a voi e vi mostreranno cosa vuol dire essere a Napoli.
Altrimenti c’è il Bar Belvedere “Il Terrazzo del Paradiso”, che trovata proseguendo lungo la strada del parcheggio, la stessa che raggiunge l’ex Stazione Seggiovia del Vesuvio. Nel piazzale di cemento, e quindi sulla terrazza, potete anche chiedere alla proprietaria di ospitarvi per dormire la notte: se avete un camper vi chiederà un cifra simbolica (13-15 euro), e vi racconterà un sacco di storie e retroscena sul Vesuvio. Il suo vero nome non ve lo dirò, lei preferisce farsi chiamare Strega Amelia…
LE CONFESSIONI DELLA STREGA AMELIA E IL VESUVIO CHE VORREI
La Strega Amelia, figlia del “re del Vesuvio” Andrea De Gregorio (a questo link l’unico articolo pubblicato online su di lui), ci ha rivelato molte cose e ci ha aperto gli occhi sulla poca sostenibilità (e sicurezza) delle decine di pullman che transitano ogni giorno sulla stretta strada che porta alla biglietteria. Suo padre è stato per anni il custode della seggiovia, senza dubbio un mezzo più intelligente, più silenzioso, più lungimirante, che tuttavia portava meno guadagni. Un po’ come i sentieri, abbandonati a se stessi chissà per quali ragioni, magari per evitare che qualche appassionato di trekking salga per conto suo.
Si sa, ognuno ha la sua visione (per le guide i sentieri sono chiusi a causa dello scarso rispetto dimostrato in passato dai turisti), ma è certo che i pullman e l’atmosfera da parco dei divertimenti che si respira compromettono in parte il fascino di una visita al Vesuvio. Siamo lontani anni luce dal concetto di turismo sostenibile, eppure c’è chi si batte per riportare in vita la seggiovia e i tanti percorsi di escursionismo che si arrampicano su questo colosso addormentato. Nel nostro piccolo teniamo accesi i riflettori.
Comments
1 commentoNordlys
Nov 9, 2017A me il cratere del Vesuvio ha delusa. E’ piccolissimo, ed è anche poco profondo. Io me l’aspettavo più grande.