Se un uomo non è disponibile a correre qualche rischio per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla o è lui che non vale nulla – Ezra Pound
Questo week end, complice la visita dei nonni, io e Maddalena abbiamo avuto un attimo di respiro e ce ne siamo andati a zonzo con Ermanno, da soli il sabato e di nuovo con il piccolo Sebastiano la domenica. Abbiamo guidato molto per i nostri standard, suppergiù sei ore su strade secondarie dell’Appennino Emiliano, che nel pieno dell’autunno sfoggia colori incredibili. Nulla di speciale, un giro allo spaccio di Alce Nero (di cui forse parleremo a breve) e un altro al Museo del Castagno di Zocca (anche di questo, impegni permettendo, ve ne vogliamo parlare a breve). Eppure sono stati due pomeriggi di pace, e forse anche di bilanci, in cui ho capito quanto sia bello e importante credere in qualcosa, nonostante tutto e tutti.
Mi riferisco in primo luogo al nostro minivan Fiat 238, soprannominato con affetto Ermanno. Ormai si avvicinano i due anni da che lo abbiamo comprato (usato, si capisce) e penso che nessuno, forse nemmeno il sottoscritto, si sarebbe aspettato di vederlo ancora fra noi. Eppure ci abbiamo creduto, abbiamo affrontato una lunga lista di riparazioni, abbiamo perso tempo prezioso (perso? chi può dirlo?), e nel frattempo, con quel briciolo di incoscienza che spero non ci abbandoni mai, siamo stati a Napoli, in Slovenia e appena un mese fa in Maremma. 20.000 chilometri in meno di 20 mesi: contando che non lavoriamo in ufficio e quindi ci spostiamo solo per la spesa, l’asilo di Seba, i week end e le gite fuori porta, mi sembra un bel traguardo.
E pazienza se per strada ogni tanto rallentiamo il traffico (keep calm & drive, direbbe qualcuno), pazienza se a qualcosa abbiamo dovuto rinunciare perché andava pagato un meccanico, pazienza se di migliorie in cantiere ce ne sono ancora molte… Quello che conta è averci creduto ed essere arrivati a questo risultato: due giorni di spostamenti senza guasti meccanici, nemmeno una difficoltà di accensione, niente di niente. Lo sappiamo, per la stragrande maggioranza delle persone (occidentali benestanti, sottolineo) questo è normale, ma per noi vi assicuro che negli ultimi due anni non è stato così (leggi, tra i tanti, la vera storia di quando abbiamo rotto il cambio).
SCELTE RADICALI IN CUI ABBIAMO CREDUTO FIN DA GIOVANI
Ermanno non è l’ennesima illuminazione che sembra colpire così tanti trentenni e quarantenni al giorno d’oggi. “Molla il lavoro, compra un minivan (o un biglietto d’aereo per il giro del mondo) e mettiti in viaggio”. Bene, e poi? Poi, se il cambiamento non è autentico, se non è frutto di una lenta maturazione, con ogni probabilità finisci per somigliare ai tanti ibridi di hipster, radical chic e illuminati vari che proliferano in Italia come nel resto del mondo, vivendo di contraddizioni enormi, del tipo predicare l’importanza del tempo libero e poi utilizzare una piattaforma di vendita dannatamente ingiusta come Amazon per smerciare le tue filosofie. Anche noi, agli occhi di molti (vedi lo stesso articolo su Amazon) siamo falsi e ipocriti.
Non importa se abbiamo comprato un mezzo usato a GPL per non contribuire a un inquinamento e un sistema ormai insostenibili (qualcuno è al corrente che la Pianura Padana è tra le zone più inquinate AL MONDO?), non importa se abbiamo utilizzato il più possibile pannolini lavabili per nostro figlio, insegnandogli a stare sul vasino fin da subito ed evitando così di produrre quintali di rifiuti, non importa se prima di Ermanno avevamo solo uno scooter elettrico, da convinti sostenitori della mobilità verde, non importa se siamo arrivati ad autoprodurre di tutto, dai saponi alla birra ai cosmetici al pane allo yogurt al latte vegetale ai formaggi al seitan al tofu ai germogli, non importa se abbiamo sposato una dieta vegetariana perché il settore della carne è qualcosa di criminale, non importa se partecipiamo da anni a incontri su decrescita, autocostruzione, energie rinnovabili… tutto questo non importa, perché avendo un blog e un mezzo eccentrico, noi, di conseguenza, siamo per forza ipocriti.
Può darsi. Di incoerenze ne abbiamo tutti, e chiunque abbia un minimo di autocritica si renderà presto conto che l’essere umano è incoerente per natura. Ma è proprio la costanza, il fatto di credere in qualcosa nonostante il mondo sembri andare dalla parte opposta, che alla lunga smusserà gli spigoli e ci porterà a una condizione di armonia e saggezza superiore. Bisogna crederci e bisogna lottare. Lo ha scritto di recente anche Grazia Cacciola, in arte Erbaviola, in un bellissimo e profondo articolo (questo sì, illuminante e illuminato) che vi consiglio di leggere, dal titolo: Autunno, cambiamenti e una nuova strada. In un passaggio che mi ha colpito particolarmente la nota food blogger, o meglio, come probabilmente vorrebbe essere chiamata, Grazia, scrive:
Il fatto che io parli anche di cucina fa parte di un discorso molto più grande su ecologia e decrescita, di scelte fondamentali per il pianeta, di un impegno di ribellione al sistema capitalista – ma voi chiamatelo pure globalizzazione – che porto avanti con impegno da anni. Non ci sto più a che i miei discorsi vengano continuamente ridotti a un corso su come si fa il tofu, solo perché così gli organizzatori sono sicuri che venga più gente. Cari organizzatori, vi do una notizia: ne viene ancora di più se faccio vedere le tette. Ma nemmeno questo è il mio discorso, non è quello per cui io mi posso impegnare.
L’IMPORTANZA DI CREDERCI NON CON LE PAROLE MA CON I FATTI
Ciò che scrive Erbaviola è in linea con il nostro pensiero: “fare parte di un discorso molto più grande su ecologia e decrescita”. Parlare di Ermanno, usarlo come unico mezzo di trasporto quotidiano, avere passato mille esperienze anche faticose pur di costruire, poveri illusi, un mondo meno schifoso di quello che abbiamo ereditato, tutto questo fa parte di un discorso più ampio, oserei dire esistenziale. Non vogliamo fare i fricchettoni o gli alternativi a tutti i costi, né la nostra è la solita illuminazione post esaurimento nervoso lavorativo. Siamo e continueremo a essere una coppia che crede in qualcosa di grande, sia con i fatti, sia con le parole che usiamo in questo blog. Articoli e ore di lavoro spesi (anche) per convincere altre persone come noi a credere nelle loro imprese, nelle loro idee, a credere in un modo diverso di viaggiare e di vivere. Speriamo che l’autunno porti anche a voi una dose di introspezione, aiutandovi, nonostante tutto, in quel cammino straordinario che è la vita.
Ps: la foto di copertina ritrae Ermanno sul Lago di Misurina, con una temperatura esterna di -10 °C. Della serie: se ci credi tutto diventa possibile!
Pps: la parte “non importa” di questo articolo è ispirata allo strepitoso monologo di Luttazzi a Rai per una notte, minuto 3:22.