Conoscere il tuo pianeta è un passo verso il proteggerlo – Jacques-Yves Cousteau
Dei molti video che girano su YouTube e che riguardano l’Islanda, più della metà mostra le stesse identiche destinazioni: il museo dello squalo putrefatto, il centro di Reykjavík, il tour per vedere le balene, quello alle cascate di Skógafoss, e ovviamente l’immancabile Blue Lagoon. Ma l’Islanda, purtroppo e per fortuna, non è soltanto questo. Ci sono parecchi luoghi poco noti e per questo trascurati dal turismo di massa, che per lo più cerca destinazioni comode e non troppo fuori mano (le mete tipiche, guarda caso, sono tutte o quasi intorno alla capitale). Luoghi naturali come Hallormstaðarskógur, ad esempio, la più grande fra le ultime foreste rimaste in Islanda. Ma anche posti insoliti e tutt’altro che paradisiaci come Enigma, una CryptoFarm dove si producono criptovalute utilizzando enormi quantitativi di energia (pulita, si intende). E questo per citarne due fra le tante.

Dato che il nostro obiettivo, come già spiegato in più occasioni nei social e qui nel blog, è quello di viaggiare riducendo il nostro impatto al minimo e sostituendo i combustibili fossili (almeno per le utenze) con l’energia del sole e del vento, mi piacerebbe per ovvie ragioni portarvi alla scoperta dell’altra faccia dell’Islanda, quella delle energie rinnovabili ma anche delle infrastrutture che hanno distrutto l’ambiente in passato, quella delle centrali per lo stoccaggio della CO2, ma anche quella di uno sviluppo contraddittorio, che arriva a contemplare lo sfruttamento dell’energia geotermica e idroelettrica del paese (che ricordo essere al 100% carbon free) per scopi poco o per nulla sostenibili (la produzione appunto di Bitcoin, Ethereum e criptovalute). Insomma, un racconto diverso dal solito, e tuttavia fondamentale per fare luce su aspetti critici che riguardano noi, il pianeta e le generazioni future.
Indice dei contenuti
DESTINAZIONI VIRTUOSE CHE VISITEREMO IN ISLANDA
Dopo aver delineato a grandi linee quello che sarà il nostro tour in camper verso il Nord Europa, è il momento di condividere qualche appunto e rivelare per la prima volta le destinazioni che visiteremo nell’isola del ghiaccio e del fuoco. Iniziamo da quelle “positive”, o quantomeno da quelle a cui diamo fiducia e alle quali attribuiamo un’accezione sostenibile. Tenendo conto che arriveremo con la nave al fiordo di Seyðisfjörður (est dell’Islanda), la prima tappa sarà proprio la foresta di betulle di Hallormstaðarskógur, nei pressi della città di Egilsstaðir (abituatevi ai nomi impronunciabili perché ne arriveranno in quantità). Da qui ci sposteremo alla centrale idroelettrica di Fljótsdalur, che però è bene trattare nel prossimo paragrafo (il lato oscuro dell’ecologia).

Altra meta virtuosa è quella di Húsavík, cittadina da cui partono i tour di whale whatching della società Northsailing. Questi tour si svolgono su battelli elettrici o ibridi, a impatto quasi nullo anche per quanto riguarda il rumore e quindi il potenziale danno acustico alle balene e alla fauna sottomarina. Il tour operator vanta una politica di sviluppo ambientale lodevole, e per questo è per noi un punto di riferimento in tutta l’Islanda. Da qui ci sposteremo verso ovest, per poi scendere a sud lungo la strada 35 (erroneamente indicata come F35). La destinazione non saranno (solo) gli spettacolari spot di Geyser e del vicino Strokkur, quanto piuttosto il ristorante e fattoria di Friðheimar, un posto, come si legge online:
[in grado di produrre] circa una tonnellata di pomodori al giorno, 365 giorni all’anno su una superficie coltivata di 4.200 metri quadrati grazie all’acqua geotermica.
Altra tappa non molto distante dalla fattoria sarà la c.d. Geothermal Energy Exhibition, un’esposizione che spiega il funzionamento dell’energia geotermica all’interno della centrale di Hellisheiðarvirkjun, nei pressi della capitale Reykjavík. A questo punto ci dirigeremo di nuovo a nord, verso Ísafjörður, località di cui è possibile visitare la Riserva naturale di Hornstrandir, fra i luoghi più remoti in assoluto dell’Islanda e dell’intera Europa. D’obbligo, prima di tornare a sud, uno stop di qualche giorno a Reykjavík, dove con ogni probabilità di concederemo un paio di giorni in B&B o guest house.
E DESTINAZIONI CHE SVELANO IL LATO OSCURO DELL’ECOLOGIA
E veniamo alla parte meno romantica del viaggio, ovvero alle destinazioni ugualmente necessarie per capire di cosa parliamo quando parliamo di ecologia. In cima alla classifica c’è la discussa Kárahnjúkar Hydropower Plant, contestata perfino dalla band islandese dei Sigur Ros nel documentario Heima. 440.000 acri di Highland islandesi sono stati sommersi per creare i bacini d’acqua artificiali destinati all’approvvigionamento di questa faraonica centrale. E non è purtroppo l’unica ferita simile per il paesaggio islandese. Altro neo che andremo a toccare con mano è la centrale di stoccaggio di CO2 della società svizzera Climeworks. Ribattezzata Mammoth, non so per quale ragione, la centrale si trova a Suðurvellir ed è l’esempio lampante (a mio avviso) delle storture a cui ci sta portando il meccanismo delle compensazioni di CO2 (gas climalterante che dovremo cercare di eliminare quasi del tutto, più che compensare).

Ciliegina sulla torta sarà Enigma, nome che è già un programma e che fa riferimento alla mining farm (centrale per il mining di criptovalute) situata a nord di Reykjavík. Non so se riusciremo a mettere piede dentro questo capannone dove sono alloggiate decine e decine di potentissimi computer, certo è che come minimo ci passeremo davanti, ci fermeremo e vedremo quanto è grande questo posto e cosa dicono gli abitanti del posto. Per la cronaca, qui trovate un video YouTube che svela cosa c’è in questa mining farm,una delle più grandi (ed energivore) del pianeta.
LUNGO LA MITICA STRADA (F)35 NELL’ENTROTERRA ISLANDESE
Capitolo a parte sarà l’attraversamento dell’entroterra islandese lungo la strada 35, erroneamente indicata dalla stragrande maggioranza dei siti web e dei portali online come F35. Se conoscete un minimo l’Islanda sapete che le strade classificate come F sono (o dovrebbero essere) accessibili solo da mezzi fuoristrada. La 35 in realtà ho appurato essere una strada adatta anche ai mezzi a due ruote motrici, come è il nostro Ermanno: a riportarlo è il sito ufficiale umferdin.is dedicato proprio alla viabilità in Islanda. La strada non sembra pericolosa ed è la via diretta verso il cuore dell’isola, nella parte più ostile e forse più autentica del paese. Questo è quello che vogliamo vedere insieme a voi, portandovi alla ricerca di una risposta che ancora aleggia nell’aria: è possibile immaginare un mondo libero dai combustibili fossili e dai pericoli che questi rappresentano per il destino della razza umana?
Comments
1 commentoLuca
Mar 4, 2023Non vedo tra le destinazioni Diamond beach. Credete: il posto piu magico visto in vita mia.
ROBERTO ZAMBON
Mar 6, 2023E allora mettiamoci anche Diamond Beach 🙂