Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada – Sylvia Plath
Di sport cosiddetti estremi ne ho praticati diversi in vita mia. A parte il grande amore per il rugby (a cui mi sono dedicato anima e cuore per circa 15 anni), sono stato per tanti anni street skater e snowboarder, senza contare esperienze sporadiche di kayak, wake board, surf e mountain bike. Insomma, l’adrenalina mi piace, e quando, il mese scorso, si è presentata l’occasione di provare la fat bike elettrica sulla neve, bè, non ho saputo resistere. E così, durante le ultime vacanze con parenti e bimbi in Val Gardena (grande assente Ermanno), ho voluto cimentarmi con questo strano aggeggio che è appunto la fat bike elettrica, lasciandomi consigliare il percorso migliore dal gentile proprietario e noleggiatore del negozio Ski Adolf a Santa Cristina, a pochi minuti da Ortisei. Partiamo quindi proprio dal tracciato, facile sulla cartina ma, come al solito, difficile da individuare una volta in sella alla bicicletta. Eccovi la scansione!
Come potete intuire dalla mappa, si parte dal negozio di Adolf e si sale al Monte Pana percorrendo la strada asfaltata (20 minuti circa). Da qui si prosegue sulla stessa strada che diventa uno sterrato innevato in direzione Alpi di Siusi. Il percorso è lo stesso dell’autobus: in inverno, con le catene alle gomme, il mezzo collega Monte Pana a Saltria portando i turisti da una parte all’altra. Non dovrete fare altro che seguirlo fino a Saltria, senza mai cambiare percorso a meno che non vogliate sperimentare qualche deviazione. In un’ora scarsa di pedalata, fermandovi per qualche foto, arriverete al piazzale di Saltria e vi ritroverete al cospetto di seggiovie, tapis roulant, baite e ristoranti. Ora inizia il bello. Guardatevi bene intorno e individuate il ponticello che attraversa il fiume ghiacciato. Ho fatto una foto del cartello all’imbocco del ponticello, con indicati i vari rifugi, ovvero le vostre prossime tappe.
Imboccate questa strada e in sequenza incontrerete lo Sporthotel Floralpina (5 minuti da Saltria), il Tirler Hotel (20 minuti da Saltria) e infine il magnifico Zallinger, hotel del XIX° secolo con taverne, immerso come si suol dire in un paesaggio da favola. In qualche punto, soprattutto all’inizio, la pista da sci corrisponderà al vostro percorso, in qualche altro potreste incrociarla ma state bene attenti: il tracciato da seguire è quello che affianca la pista, come si vede da questa foto dove gli sciatori vengono giù a tutta birra. Fate attenzione mi raccomando perché oltre alla vita rischiate anche una multa!
L’inverno 2018/2019 ha mostrato purtroppo il volto sempre più inquietante del cambiamento climatico, la neve era poco, ma in questo punto, a quasi 2.100 metri di altitudine, 30 cm di fresca c’erano tutti e il contrasto tra il nobile manto bianco e la nuda roccia delle montagne era sublime. Poco oltre il rifugio Zallinger ho tentato di salire ancora più in alto, in direzione Sasso Piatto, ma le gambe mi hanno detto “anche no”. Potete fare quindi come ho fatto io e riprendere la strada che dallo Zallinger si tuffa di nuovo giù verso Monte Pana. Una divertentissima discesa che vi farà assaporare il brivido della velocità!
LA MIA OPINIONE DA NEOFITA SULLA FAT BIKE ELETTRICA
Sfatiamo subito un mito: la fatbike elettrica non vi farà “galleggiare” sulla neve come suggeriscono alcune pubblicità fuorvianti. Se ci sono più di 5-10 centimetri di fresca sprofonderete come su una normale bici e difficilmente riuscirete a pedalare. D’altro canto, sulla (poca) neve battuta di un sentiero o di una strada bianca o di uno sterrato vi sentirete onnipotenti perché potrete sgommare, curvare e derapare senza quasi scivolare, proprio in virtù delle ruote maggiorate. Non so come sia andare sulla sabbia o sul fango, ma sul percorso delle Alpi di Siusi che vi ho appena raccontato mi sono divertito come un pazzo!
Anche perché la fat bike elettrica, grazie al motore nel mozzo e grazie alla batteria capiente (nel mio caso a marchio Bosh) spinge in salita come un trattore, e sebbene la fatica si faccia comunque sentire, lo sforzo si riduce notevolmente, permettendovi di affrontare escursioni altrimenti impossibili da portare a termine. Nel giro di pochi anni sono sicuro che l’autonomia e le perfomance di queste particolari mountain bike aumenterà ancora, ma già oggi devo dire che la durata è paragonabile – per quanto mi riguarda – alla resistenza fisica prima di sentirsi uno strofinaccio da cucina. Tre ore di pedalata in montagna con la neve e il gelo per me sono sufficienti e al ritorno la batteria segnava ancora due tacche su cinque.
Per chi ama il viaggio itinerante, una bici “all terrain” del genere può aprire le porte a ore e ore di svago, allargando il proprio orizzonte limitato spesso al van e ai dintorni raggiungibili a piedi o con mezzi poco sostenibili come la moto e il quad. Non so voi, ma io ci sto facendo un pensiero…