Il surf mi calma, è sempre stato una sorta di esperienza Zen per me. L’oceano è così magnifico, pacifico, e impressionante. Il resto del mondo per me scompare quando sono su un’onda – Paul Walker
Incredibile cosa possa venire fuori da questi maledetti social network. Quando pensi di conoscere ormai l’intera community di camperisti e vannisti italiani che bazzicano la rete, ecco che salta fuori un nome nuovo, mai sentito prima, con il quale da subito si entra in sintonia e ci si scambia qualche nota. Così è stato per Andrea, che dal suo profilo Instagram Vanfamily_Ontheroad ha commentato un nostro post, e a conti fatti ci ha permesso di scoprirlo. Impossibile non riconoscere in lui un purista del viaggio on the road: capelli lunghi, barba incolta e occhi brillanti, Andrea racconta su Instagram e su Facebook i “viaggi fuori dai soliti schemi di una famiglia (cane compreso) a bordo di un furgone Volkswagen del 1981 chiamato Ronzinante”. Come non ricordare in queste parole la nostra storia e la storia di chi – da Emanuele di camperiamo.com ad Armando di Westfalia Digital Nomads – ha deciso di sposare uno stile di vita “alternativo”? L’intervista, per farla breve, era obbligatoria! Lasciamo quindi parlare Andrea e sentiamo da lui che cosa vuol dire viaggiare on the road con il mitico Westfalia.
Ciao Andrea, grazie per essere qui, raccontaci chi sei e cosa fai nella vita!
Grazie a te per l’intervista!
Sono un bambino intrappolato nel corpo di un quarantenne che ama viaggiare, surfare, scrivere e fotografare.
Sono il fortunato compagno di Michela da 19 anni e l’orgogliosissimo padre di Daniel (8 anni) e Noah (5 anni).
Per tirare a campare lavoro come libero professionista in un centro di medicina sportiva di Monza e poi aspetto la prima occasione per salire sul nostro van e partire.
Come ti sei avvicinato al mondo del van?
Durante il mio primo campeggio a Biarritz (costa basca francese) nel 1994. Ho scoperto questi meravigliosi mezzi e me ne sono innamorato perché incarnavano alla perfezione lo stile di vita che desideravo per me.
Il tuo Westfalia si chiama Ronzinante: un nome nato per caso o per rendere omaggio al mitico Don Chisciotte?
Ovviamente è un omaggio al cavallo di Don Chisciotte, mezzo sgangherato ma sempre in piedi e più in particolare alla strofa di una canzone di Guccini dedicata proprio al bizzarro cavaliere di Cervantes:
“Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l’ingiustizia giorno e notte,
com’è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte”
Chi era il precedente proprietario? E scusa se siamo venali, ma a che prezzo sei riuscito a portarti a casa Ronzinante?
Il precedente proprietario è un ragazzo straordinario di Rimini: Elia.
Ha un blog e una pagina Facebook, “The van adventures”, e come me ama la vita semplice e possibilmente in giro sul suo nuovo van, un bellissimo James Cook. A febbraio è stato in Lapponia a vedere l’aurora boreale. Date un occhio alle sue foto perché meritano.
Ronzinante l’ho pagato 12.000 euro ma ti assicuro che era tenuto in maniera davvero maniacale, sia come interni, sia come motore, quindi li valeva tutti.
Cosa ti piace di più di questo mezzo?
La sua semplice perfezione. Ha tutto quello che serve e niente di più.
Niente fronzoli o accessori fantasmagorici ma solo pura essenza!
Non sono uno da camper mega galattici se non si è capito.
Fino ad ora è sempre filato tutto liscio o hai avuto a che fare con officine, meccanici e riparazioni varie?
A parte i controlli di routine fino ad ora tutto ok (mi sto toccando le palle eh…). Ho solo cambiato il motorino di avviamento e quando il meccanico ha visto il motore mi ha fatto i complimenti (che io giro a Elia).
Sulla pagina Facebook Vanfamily Ontheroad pubblichi spesso foto di viaggio in cui si vede una bella tavola da surf. Quali sono i tuoi spot (e anche sport) preferiti?
Adesso sembrerò retorico ma per me il surf è più che un semplice sport. Citando Patrick Swaize nel mitico film Point Break (non quel remake schifoso che hanno rifatto recentemente):
“Il surf è rivelazione. E’ uno stato in cui prima ti perdi e poi ti ritrovi”.
Surfare è un po’ la mia forma di meditazione. Cercare l’equilibrio su qualcosa di vivo in continua mutazione mi aiuta a ricordarmi che è il “qui e ora” la cosa che conta di più nella vita.
In Italia surfo principalmente in Liguria e scelgo lo spot in base alle condizioni meteo ma se te ne devo dire due che ho nel cuore sono sicuramente Andora e Levanto.
Come altre attività sportive vado in long skate al parco di Monza quando posso e per un po’ di anni ho praticato parkour, un’altra disciplina meravigliosa che a livello mentale mi ha dato tanto.
Che cosa significa per te Vanfamily? E che cosa rappresenta il viaggio on the road?
Vanfamily è l’essenza di quello che sono oggi. Una famiglia che viaggia a bordo del suo van alla ricerca di esperienze di vita che la arricchiscano.
Il viaggio on the road per me rappresenta una metafora del viaggio interiore. Un modo per conoscersi e capirsi meglio.
Sant’Agostino scrisse che il mondo è come un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina. Come non essere d’accordo?
Molti nostri coetanei sono terrorizzati all’idea di avere un figlio, figuriamoci viaggiare con un mezzo che ha più di 30 anni e un bebè a bordo. Tu che di figli ne hai ben due, che cosa pensi?
Penso che si perdano parecchio di quello che per me è la Vita vera, però non sono davvero nessuno per giudicare.
Sicuramente l’italiano medio appena ha un figlio tende a invecchiare repentinamente e smette di fare qualsiasi cosa che esca al di fuori di quella che viene chiamata confort-zone.
Invece secondo me la parte più bella del mondo, quella che ha da insegnarti davvero tanto, è proprio lì, al di fuori della nostra bella realtà confezionata.
I bambini amano questo tipo di vita, si adattano senza problemi molto meglio degli adulti e difficilmente si annoiano durante i nostri viaggi perché sono sempre stimolati da situazioni diverse, da persone nuove.
Sono i genitori che molto spesso li rovinano facendoli vivere in un mondo asettico (attento che sudi, non correre, non sporcarti…)
Lo scopo di Vanfamily Ontheroad è anche quello di dimostrare che viaggiare con 2 figli e con l’essenziale non solo è possibile ma è anche bellissimo.
Di un viaggio a Fuerteventura fatto tanti anni fa io e Michela ricordiamo la coppa dell’olio rotta, i parecchi km a piedi facendo l’autostop e il passaggio di una ragazza spagnola che ci ha ospitato a casa sua e ci ha offerto una fetta di torta prima di chiamare un carro attrezzi.
Questa è la differenza tra un viaggio tutto organizzato (che poi non potrà comunque essere perfetto) e la vita vera.
Basta un po’ di elasticità mentale, una buona playlist e spirito di adattamento.
Parliamo di lettura e di libri. Nella sezione Informazioni alla pagina Facebook scrivi, fra le altre cose: […] libri di Thoreau, Chatwin, Whitman e Kerouac sul comodino, una reflex digitale, un insaziabile desiderio di viaggiare e conoscere il mondo, una moleskine da riempire nello zaino, una tavola da surf e tanto amore per il mare, voglia di scrivere […]. Che cosa cerchi nei libri? E qual è il tuo romanzo preferito in assoluto?
Nei libri ho sempre trovato ispirazione per essere una persona migliore o almeno per provarci e alcuni di essi hanno toccato delle corde interiori che mi hanno davvero cambiato.
Uno su tutti è stato “Walden- vita nei boschi” di Thoreau che mi ha rivoltato come un calzino e mi ha fatto vedere il mondo da un’altra prospettiva. Leggendolo mi sono reso conto che la nostra unica e più grande ricchezza è il tempo. Il tempo che dedichiamo a noi stessi, alla nostra famiglia, all’inseguimento di un sogno, a un viaggio.
Macchine, telefoni, tv enormi, e altri oggetti anche molto utili sono solo cose che possiamo possedere, cambiare, perdere… ma il tempo che abbiamo a disposizione su questa terra è solo nostro e spesso lo barattiamo per qualcosa di cui potremmo fare a meno.
Josè Mujica, presidente dell’Uruguay, in un suo famoso discorso ha detto: “Non compro le cose con i soldi ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli” e questo dovrebbe farci riflettere davvero sulla vera moneta che spendiamo quando acquistiamo l’ultimo modello di tv al plasma. Ok adesso sto divagando quindi mi fermo qui.
Sempre nella descrizione di Facebook parli di un libro di cui sei autore: “Nessun altro compito che esistere” (edizioni Lettere animate). Ti va di raccontarci qualcosa?
Scrivere è l’altra mia grande passione e anche se non mi da mangiare penso continuerò a farlo per molto tempo.
“Nessun altro compito che esistere” è un romanzo nato in seguito a tre mesi in solitaria passati a girovagare per l’America latina, dall’Amazzonia alla Terra del fuoco.
Uscirà a breve nelle librerie e nei book store (Amazon, Lafeltrinelli, Mondadori, ecc.)
Non è il classico diario di viaggio solo tappe e spostamenti ma è la storia di Tommaso, un trentenne come tanti, con un lavoro che non rende giustizia al suo percorso di studi, con un numero imprecisato di sogni che prendono polvere nel cassetto, con una relazione che sembra andare avanti per inerzia e con la disarmante sensazione di trovarsi su una strada troppo stretta e forzatamente diritta. Un giorno però decide di mettere in pausa il suo mondo e parte da solo per un viaggio attraverso quell’America Latina sognata fin dai tempi dell’adolescenza, alla ricerca di una semplicità e di una spensieratezza che sente di aver perso. Dal Rio delle Amazzoni alla Terra del Fuoco, passando per Machu Picchu e il lago Titicaca, ispirato da personaggi illustri come Thoreau, Kerouac e Chatwin, Tommaso compirà anche un viaggio introspettivo che lo metterà di fronte al suo io più profondo e che lo obbligherà ad affrontare i suoi demoni peggiori. Un on the road schietto e genuino, ricco di avventure, disavventure e personaggi indimenticabili, che cambierà per sempre il punto di vista del protagonista, portandolo a chiedersi quali siano le vere priorità di una vita che sembra non tenere più conto di chi siamo veramente.
Altri libri in cantiere?
Qualcosa c’è ma è ancora in fase embrionale. Racconterò di amicizia, quella vera, e non mancheranno il mare e il viaggio.
Quali e quanti viaggi avete compiuto tu e la tua famiglia con Ronzinante fino ad ora? E prima della sua comparsa?
Con Ronzi abbiamo girato la Francia, la Spagna e mezza Italia. In programma abbiamo il Portogallo (che abbiamo già visto più volte ma che ci piace tanto) e l’Europa del nord. Piano piano si fa tutto.
Prima di Ronzi abbiamo sempre viaggiato parecchio e con le stesse modalità: budget limitati e ricerca della vera essenza del luogo che visitiamo. Ti elenco in ordine casuale Costa Rica, Thailandia, Indonesia, Europa… In ogni posto ho lasciato un pezzettino di cuore ma ho portato via qualcosa che mi ha arricchito come persona.
Via Instagram mi parlavi di un futuro blog che vorresti aprire: qualche anticipazione?
La mia idea non è fare un classico blog di viaggio dove racconto per filo e per segno i nostri itinerari (anche se ovviamente questa sarà una parte importante) ma qualcosa di più “filosofico” (bum, sono arrivato io) dove si parla anche di concetti, di idee, di valori. Poi non so… vedremo in corso d’opera.
Siamo sicuro che hai tantissimi progetti di viaggio in mente… ma se ti chiedessimo il più avventuroso in assoluto?
Eh eh… ma si dai te lo dico:
l’organizzazione sarà piuttosto laboriosa e ancora non abbiamo nessuna certezza sulla fattibilità del nostro progetto ma avremmo intenzione di girare gli USA per 6 mesi con Ronzinante.
Sarà una bella sfida con 2 figli e un cane ma penso che ne varrà davvero la pena.
Lucio Battisti cantava: “In un mondo che… non ci vuole più… il mio canto libero… sei tu…”. Chi è il canto libero di Andrea?
Cadrò nel melenso ma il mio canto libero è la mia compagna Michela perché mi ha sempre capito, sostenuto e mi ha lasciato essere me stesso senza cercare mai di cambiarmi, anche nei momenti più difficili della mia vita. Sono i miei figli che mi fanno brillare gli occhi e mi danno occasione di mettermi costantemente in discussione come uomo e come padre.
Poi anche io ho bisogno dei miei momenti di libertà e penso che non ci sia niente di male. Quando accade prendo la mia tavola e vado a surfare per ritrovare l’equilibrio di cui ho bisogno per affrontare tutto il resto.
Siamo giunti alla fine di questa fantastica intervista e, come da consuetudine, ti chiediamo di salutare i lettori con una delle foto scattate con la tua Reflex a cui sei più affezionato!
Comments
1 commentoelisabetta
Apr 4, 2017Ciao, mi chiamo Elisabetta, seguo sempre piacevolmente i vostri post. Quando mi appare, sul mio secondo monitor al lavoro, il pop up di Ermanno, non vedo l’ora di leggere il vostro nuovo post. Da poco anche noi abbiamo un blog, e per noi siete dei guru da seguire. Vi ammiro, trovo le tue interviste davvero interessanti, mi fanno sognare…alla prossima.
Rob
Apr 5, 2017Cara Elisabetta, che soddisfazione e che gioia leggere il tuo commento. Guru è una parola grossa ma va bene lo stesso, accettiamo la sfida! Alla prossima e non smettere di sognare che ce n’è un gran bisogno 😉
Riccardo
Apr 14, 2017Cadrò nel melenso ma il mio canto libero è la mia compagna Michela perché mi ha sempre capito, sostenuto e mi ha lasciato essere me stesso senza cercare mai di cambiarmi, anche nei momenti più difficili della mia vita. Sono i miei figli che mi fanno brillare gli occhi e mi danno occasione di mettermi costantemente in discussione come uomo e come padre.
Penso che dopo questa non ci sia molto da commentare
Respect ?
Martina
Apr 3, 2019Ho letto il libro scritto da Andrea mentre anche io affrontato un viaggio in solitaria. È stato di grande compagnia e ispirazione, spero vivamente che abbia in serbo per noi altri libri!
ROBERTO ZAMBON
Apr 4, 2019Li aspettiamo con impazienza 🙂