Ci sono persone che viaggiano solo per apparire, perdendo il gusto e la percezione delle esperienze vissute, e ce ne sono altre che, al posto dei selfie, preferiscono immergersi nella realtà del mondo fino al collo, poco importa se questo li porterà a migliaia di km da casa su un mezzo scassato fra perfetti sconosciuti. Persone così ne esistono ancora e hanno molto da insegnare: Olmo Fattorini, trentenne (28 per la precisione) con il pallino dei viaggi, è una di loro. Dopo aver visto per puro caso il suo video 6 mesi di viaggio in moto in India ho deciso di scrivergli per fargli qualche domanda. Sono sicuro che il suo canale Youtube e le sue parole potranno essere di ispirazione a tanti altri aspiranti nomadi decisi (o indecisi) a percorrere la stessa strada. Buona lettura e grazie a Olmo per la disponibilità!
Ciao Olmo e benvenuto nel blog di Ermanno. Ci racconti qualcosa del tuo percorso? Come sei arrivato a visitare in pochi anni Australia, Asia e ora Nord America?
Ciao a tutti, innanzitutto ringrazio Roberto per avermi dato l’opportunità di raccontare la mia esperienza nel “Blog di Ermanno”.
Il mio percorso nasce da una fortissima curiosità innata nei confronti del prossimo e del Mondo in cui vivo. Per farti un esempio, da bambino chiedevo agli africani del mio paesino in provincia di Bergamo di tirar fuori la lingua e vedere se fosse rosa come la mia…. riempivo la gente di domande fino allo sfinimento e mia bisnonna diceva che bisognava legarmi alla gamba del tavolo o prima o poi sarei andato chissa’ dove, a scuola persino una mosca distoglieva la mia attenzione.
Diplomato in meccanica nel 2009, lavoro come impiegato in un ufficio di assicurazioni fino al 2011, quando il forte desiderio di imparare bene l’inglese e di conseguenza ampliare i miei orizzonti, mi porta a mollare tutto e a partire per l’Australia. Qui instauro amicizie con viaggiatori internazionali, ascoltando le loro esperienze di viaggio e capendo realmente che il Mondo non e’ solo Bergamo, la mia mentalità e il modo in cui vedo le cose inizia a cambiare. E’ solo una questione di tempo a rendere tangibile il film che sognavo dalla mia infanzia… Nel 2014, dopo aver lavorato e viaggiato per l’Australia, sono costretto a lasciare la terra dei canguri e vengo ispirato dal libro di Terzani “Un indovino mi disse” a rientrare a casa via terra dopo un viaggio senza aerei durato 7 mesi attraverso Asia ed Europa, esperienza che cambia completamente la mia consapevolezza, il mio Spirito e i miei occhi.
A casa ci sto poco perché lavoro come meccanico girando i circuiti europei del motocross, lavoro che mi permette di risparmiare per il prossimo fatidico viaggio: Nepal e India . Riparto nel 2017 per andare a vivere quelle strade colorate che mi catturarono da bambino, quando mia zia mi regalo’ una vhs di un film indiano. Trascorro 9 mesi immerso nella vita della gente di Nepal e India, viaggio in moto e fotografo le scene di vita quotidiane che caratterizzano queste societa’, seducendomi anima e corpo. Come nelle esperienze passate, dopo una lunga esperienza di viaggio, ho bisogno di fermarmi a rielaborare pensieri, materiale fotografico e a lavorare, dato che questa e’ l’unica fonte di sostentamento che mi permette dii fare questo tipo di vita, cosi ho scelto di andare in Canada.
A vederti non sembri il ragazzo inquieto che ha deciso di partire dopo una crisi “mistica” o una depressione da lavoro. Quale ti sembra essere la motivazione profonda che ti spinge a viaggiare in lungo e in largo al di là del puro piacere?
Da piccolo ero molto inquieto e vivace, ma con gli anni ho imparato ad utilizzare quell’energia nel momento del bisogno.
Non ho mai intrapreso un’esperienza di viaggio per scappare da un problema o da qualcosa di negativo, anche perché non è cosi che si trova una soluzione, anzi si rischia solo di peggiorarla. Le motivazioni per il quale viaggio sono molte, dall’incontro con Dio, con l’umanità e con me stesso, sono attratto dal continuo cambiamento delle cose e dal provare a mettermi nei panni della gente che mi sta attorno.
Dal vivere sorprese quotidiane, al dissetare la mia curiosità, dallo stimolare la mia fantasia, nel vivere quella semplicità che nei Paesi avanzati abbiamo un po dimenticato, questo è quello che so fare meglio, ma in primis credo di essere semplicemente innamorato dello stato mentale che il movimento, quindi il viaggio, mi offre.
Nei video del tuo canale Youtube si capisce che hai utilizzato veicoli molto diversi fra loro: moto, bicicletta, pullman… il tuo preferito in assoluto?
Ho galoppato svariati mezzi di trasporto, spesso armato di tanto spirito d’adattamento e pazienza, ma che mi hanno portato sempre alla meta stabilita. Il treno mi piace molto, specialmente nei tragitti lunghi dove posso sdraiami e guardare fuori dal finestrino senza nessuna preoccupazione, una goduria, ma il mezzo che preferisco e’ la motocicletta. Sono cresciuto con le moto e adoro la sensazione di libertà che questo mezzo mi offre.
Ora ti trovi in Canada e per la precisione a Toronto, meta finale del nostro road movie e città dove vive mio fratello con la sua famiglia. Che ne pensi di questo paese immenso? Quali sono le tue prime impressioni? È stato difficile trovare lavoro?
Si, mi trovo a Toronto da 4 mesi e non pensavo manco di starci in questa città… le cose sono imprevedibili e questo è il bello.
Cresciuto in un villaggio di montagna e non certo amante delle grandi città, le prime settimane sono state un mal di testa continuo però ora mi ci sto abituando. A primo impatto mi è sembrato di ritornare in Australia, spazi infiniti, strade, macchine e mentalità enormi, niente sporcizia e tanta efficienza. Venendo direttamente dall’India il cambiamento è stato traumatico e infatti sul piano umano e spirituale ho notato grandissime lacune, anche se viene difficile paragonare questi due tipi di civiltà, ma è anche questo il bello. Crearsi un proprio modo di pensare in base alle esperienze vissute in prima persona. Toronto è una delle città più multiculturali del pianeta ed è entusiasmante vedere cosi tante razze vivere dignitosamente nel rispetto comune; su questo aspetto il Canada è avanti anni luce sull’Europa e molti altri Paesi.
Non avendo molto tempo e soldi a disposizione mi sono subito messo in azione nel cercare lavoro e in 15 giorni ho trovato un lavoro d’oro in un’officina di moto italiane, dove vige meritocrazia e organizzazione, oltre che a percepire un buon salario.
Viaggiare come fai tu è molto diverso che viaggiare in coppia o in gruppo. Ricordo in Messico a 21 anni alcune situazioni, in particolare i pranzi e le cene, in cui mi sentivo veramente solo. A tuo avviso è una questione personale o è normale desiderare di tanto in tanto una compagnia?
Ogni viaggiatore ha il suo modo di vivere il viaggio e le sue esigenze quindi non si può generalizzare.
Sicuramente ci sono i momenti di solitudine, a prescindere che uno viaggi o sia a casa propria questo fa parte della vita; in alcune situazioni di meraviglia e allegria farebbe piacere avere qualcuno con cui condividere il momento e magari ricordarlo insieme 20 anni dopo, ma per come viaggio io trovo molto più semplice la versione in solitaria, anche se poi “solo” non lo sono mai grazie a un Dio che non mi abbandona mai. Quando si fa questa scelta bisogna tenere conto dei lati positivi e negativi senza avere nessun rimpianto e guardare sempre il bicchiere mezzo pieno.
Quali sono i tuoi piani per l’anno che verrà? Prevedi di spostarti ancora o al momento non hai nessun progetto?
Ogni giorno ne invento una, non riesco a stare senza progetti in testa e a questo giro devo prendere forse la scelta che più cambierà il mio futuro. O investire qualche anno in Canada, trascurando il viaggio per un attimo, provando ad ottenere la cittadinanza canadese o intraprendere la strada verso l’Argentina in bicicletta. In entrambi i casi sarà una scelta più che positiva.
Ormai sono molte le persone, anche giovani, che riescono a mantenersi viaggiando. Al di là dei lavori saltuari si può lavorare con Youtube, come fotografo o perfino grazie a un profilo Instagram seguito. Ho letto che in passato hai venduto qualche fotografia: ci spieghi meglio come hai fatto?
Non essendo un tipo molto tecnologico, non ho ancora capito come si fa ad avere un profitto dai social network, ma la cosa non mi interessa molto perché dovrei dedicare troppo tempo davanti ad un cellulare o un computer. Preferisco sporcarmi le mani con i classici lavori e avere una vita sociale, vera. La passione della fotografia mi ha aiutato a sostenere le piccole spese giornaliere in India, in pratica ho stampato alcuni scatti che vendevo in spiaggia nelle zone piu’ turistiche. Con qualche euro guadagnato mi pagavo la giornata. Invece a Goa in cambio di vitto e alloggio ho fatto dei lavori di costruzione per la guest house che mi ospitava. Ci sono moltissimi viaggiatori che si mantengono durante il viaggio grazie alla loro arte, fotografia, pittura, artigianato, giocoleria, facendo massaggi, lavori di manovalanza, nel settore della ristorazione e molto altro. Basta decidere.
“Il fine del viaggare è il viaggiare stesso e non l’arrivare”. Questa tua frase estrapolata dalla sezione Informazioni del canale Youtube è illuminante. Ma come si traduce in pratica? Hai mai pensato al giorno in cui, per un motivo o per l’altro, dovrai fermarti?
Si, è una frase che mi piace molto e racchiude l’essenza della parola VIAGGIO secondo il mio punto di vista.
Quello che voglio dire è che quasi sempre viaggiamo per raggiungere un obbiettivo, in molti casi tangibile, per esempio aver visitato un certo numero di Paesi, aver toccato con mano le opere piu’ importanti al mondo, essere stato in posti esclusivi, ma è proprio quando si giunge all’arrivo che si comprende il significato del MENTRE e si resta affascinati. Allora la meta finale, a volte condizionata da aspettative, può riscuotere un parere positivo o meno, ma poco importa.
Le esperienze più uniche ed interessanti mi sono sempre capitate in un momento non pianificato, in luoghi di cui non sapevo l’esistenza e con persone sconosciute. Alla luce dei fatti, cerco di non pianificare più di tanto il mio percorso e lasciare ogni singola porta aperta a qualcosa di inaspettato; questa è la miglior soluzione per poter vivere la sorpresa che ogni esperienza di viaggio offre. E’ una domanda che mi pongo quella di fermarmi un domani… ma io ne faccio un’altra di domanda: cosa vuol dire fermarsi? Ognuno può attribuire il suo significato. La vita alla fine è un viaggio, un percorso, è cambiamento e se uno ama la vita non si fermerà mai a prescindere se passerà il resto dei suoi giorni nello stesso paesino di montagna o vagabondando fino alle estremità del globo.
Cosa consigli a chi vorrebbe seguire il tuo esempio ma continua a rimandare perché i soldi, il lavoro, la famiglia…?
A coloro che cercano scusanti e danno colpe altrui dicono di smetterla. Mettersi in gioco, decidere, dare sempre il massimo, credere nei propri sogni, tirare fuori quei talenti che nemmeno si conosce l’esistenza e prendere la Vita come un dono prezioso è il consiglio che mi sento di dare, specialmente ai più giovani. Le paure ci sono e ci saranno sempre, anche grazie ad esse che si cresce e si raggiunge quella consapevolezza di poter realizzare i propri sogni ti fa sentire appagato delle scelte prese. Riguardo al lato pratico del viaggio invece, bisogna armarsi di tanto spirito d’adattamento, pazienza, curiosità, voglia di interagire col prossimo e rispolverare quel senso di meraviglia che avevamo da piccini che con gli anni abbiamo abbandonato. Mi piace questa frase: “Se pensi che l’avventura sia pericolosa, bè, la routine invece è fatale”.
In viaggio non va mai tutto liscio. Raccontaci un aneddoto relativo a una situazione di pericolo o di estrema difficoltà.
Fortunatamente non sono mai stato oggetto di situazioni pericolose, forse perché ho l’abilità di capire in anticipo una probabile situazione di pericolo, qualità necessaria per ogni riuscita positiva di un viaggio. Unica nota negativa in Thailandia nel 2014, viaggio in bus notturno, mi hanno aperto lo zaino in stiva trovandomi la carta di credito secondaria che avevo nascosto attentamente nello schienale dello zaino. In un giorno mi scomparirono i soldi necessari per il rientro a casa via terra, sbiancai… ma fortunatamente la banca australiana, dopo un’investigazione, mi restituì il denaro rubato.
Il posto che ti è rimasto più di ogni altro nel cuore e in cui ti sei ripromesso, prima o poi, di tornare?
Bhe, l’India si è impossessata del mio cuore! La sua immensa diversità rende questo Paese ricco di culture e modi di fare cosi contrastanti fra di loro e prima o poi ci ritornerò, specialmente per andare a visitare il Kashmir, la Shangri La di molti scrittori del passato, un posto di assoluta bellezza che a questo giro non sono riuscito ad esplorare. Il Nepal e la Mongolia sono gli altri due Paesi dove mi piacerebbe molto ritornare, gente forte e contraddistinta da una semplicità disarmante contornata da paesaggi lunari interminabili.
Libri e film che ti hanno cambiato la vita o che hanno ispirato i tuoi viaggi?
Come detto prima, il film in VHS che mi regalò da bambino mia zia “La figlia del Maharajah” mi attirò verso l’India e quei Paesi esotici in Oriente, “Into the wild” rivoluzionò l’inizio della mia avventura lontano da casa, mentre il libro che ispirò il mio rientro in Italia via terra fu indubbiamente “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani.
Come da tradizione, ti invito a salutare i lettori con l’immagine che più ti appartiene. Un abbraccio e grazie del tempo che ci hai dedicato!