Small Shed è un progetto veramente cool. Uno di quei blog che non brillano per fama, e che tuttavia rappresentano una vera miniera di contenuti e informazioni aggiornate, complete e divertenti sul tema viaggi. Loro si chiamano Valentina e Claudio e si presentano così: “Ci piace muoverci a passo lento, quasi esasperante. Se si va in un posto ci piace rimanerci il tempo sufficiente a capirci qualcosa, conoscere qualcuno e vivere le realtà locali (quindi mesi come minimo)“. Insomma, non i soliti travel blogger che viaggiano per modo di dire, ma due persone mature e consapevoli, che credono nelle loro scelte e fanno di tutto per godersi la vita e il presente. Non appena li ho scoperti, e non appena mi sono reso conto di essere sulla loro stessa lunghezza d’onda, ho pensato di intervistarli. Eccovi dunque le domande e relative risposte di Small Shed, con qualche immagine fra le più belle scattate da Valentina e Claudio. Buona lettura!
Ciao e benvenuti nel blog di Ermanno! È un piacere avere due persone con un po’ po’ di “curriculum” come il vostro. Avete voglia di raccontarci quali e quanti viaggi avete realizzato fino ad oggi insieme?
Ciao ragazzi, il piacere è tutto nostro! Il primo grande viaggio è stato in Australia, dove siamo rimasti per due anni, e più che un viaggio è stato un vero e proprio cambio di prospettiva. Dopo abbiamo visitato le Fiji e la Nuova Zelanda, tutto il sud est asiatico più volte, il Vietnam in motorino, tre viaggi in Cambogia, Valentina è stata per 5 anni di fila in Thailandia, ogni anno fermandosi sempre un po di più fino a starci 6 mesi l’ultima volta. Siamo stati in Malesia dove abbiamo festeggiato uno strano capodanno con le Vuvuzela e a Singapore dove abbiamo dormito nell’hotel più bello di sempre. Valentina è anche stata in Myanmar. Siamo stati a Bali un paio di volte. Abbiamo passato un inverno in Islanda e sulla via del ritorno (siamo tornati in nave) abbiamo visitato le isole Faroe e il nord dell’Europa. Abbiamo gestito un ostello in Slovacchia per 3 mesi e abbiamo avuto la fortuna così di visitare anche i paesi limitrofi e tornare ancora una volta a Budapest dopo esserci già stati due. Nell’ultimo periodo ci siamo un po separati perché le esigenze di viaggio e di vita erano diverse. Valentina ha vissuto per più di 6 mesi in Canada avendo poi la possibilità di viaggiare da Vancouver fino a Los Angeles in 3 mesi. Claudio invece prediligendo i paesi freddi ha vissuto per un periodo nel Nord della Svezia visitando anche la Norvegia, soffermandosi nelle penisole più a nord, in particolare nella penisola del Varanger ai confini con la Russia. Insieme siamo anche stati a Malta e, a spot, in varie città europee come la bellissima Amburgo. 6 anni di vita praticamente passati in viaggio non sono pochi, ma non dovremmo esserci dimenticati niente.
Ermanno come sapete è un van, per cui un mezzo che apre infinite possibilità per viaggiare “a passo lento, quasi esasperante”. Con quale mezzo vi siete trovati più a vostro agio in viaggio? E quale invece vorreste provare in futuro?
Sicuramente l’esperienza più bella l’abbiamo avuta viaggiando proprio con un van molto simile ad Ermanno. Si chiamava Valdio, era un Toyota Hiace del 1981, con il vecchio cambio al volante e la pioggia che entrava da ogni parte dai buchi sul tetto. Eravamo in Australia e lui è stata la nostra casa per il primo anno. Claudio adora anche viaggiare con i motorini scassati per il Sud est Asiatico, e non possiamo non menzionare la nostra amata Ford Fairlane, pagata 800 dollari, che ci ha accompagnato per 40.000 km per la terra dei canguri. In ogni caso Valdio occupa lo spazio più grande nel nostro cuore, anche perché il van ti dà la possibilità di dormire dove ti pare, che è una gran comodità! In futuro ci piacerebbe prendere un furgone e costruire la nostra casa completamente da zero, così da poter viaggiare per tutta l’Europa
Uno dei viaggi che più ho apprezzato dai racconti del vostro canale Youtube riguarda l’Islanda. In questo paese sognato da molti, noi compresi, avete trascorso diversi mesi, inverno compreso. Ci raccontate due o tre fra le esperienze più belle che portate nel cuore?
Potrà sembrare banale, ma la prima cosa che ci viene in mente è l’aurora boreale. La prima volta che la vedi, quando è d’intensità alta con le luci che corrono nel cielo verdi e viola, ecco quella è davvero un esperienza mistica. Sinceramente non ti aspetti che sia una cosa così, vedi le foto ma dal vero è commovente, un fenomeno naturale pazzesco. Avere la possibilità di vederla dal balcone di casa diciamo che è una roba che ci portiamo nel cuore. Poi viversi un inverno a certe latitudini è un esperienza eccezionalmente diversa dalla nostra realtà italiana, per mille motivi. Una volta ad esempio siamo rimasti bloccati in casa per 7 giorni senza poterci muovere a causa di una potentissima bufera di neve, con le strade che portavano alle nostre casette sperdute sul fiordo completamente bloccate. Per un paio di giorni anche la porta di casa si bloccava per via della neve che vi si accumulava davanti spinta dal vento. Dovevamo svegliarci ogni tre ore durante le lunghe notti invernali per spalare, onde evitare di rimanere bloccati. Guidare sul ghiaccio con le ruote chiodate è un altra cosa a cui bisogna fare l’abitudine, cambiando modo di guidare, imparando a non usare il freno ma a stare in strada con il gas, il freno motore, ecc, così come le venti ore di buio dei mesi più freddi, che bisogna saper gestire. Insomma, credo sia l’insieme di tutte le piccole cose di tutti i giorni, così diverse dalle nostre, che rendono la vita d’inverno in Islanda così interessante.
Per finanziare i vostri viaggi, come dichiarate spesso nel blog di Small Shed e in particolare nella rubrica Lavorare in viaggio, utilizzate per lo più la piattaforma Workaway. Claudio ad esempio dà molti consigli in proposito in un video dedicato sempre nel canale Youtube. Ci svelate, anche in forma di lista, quali lavori avete svolto negli anni con Workaway?
Più che per finanziare i nostri viaggi io direi supportare, perché su Workaway molto raramente si ottiene un compenso monetario per il lavoro svolto. Workaway ci aiuta a compensare i costi di viaggio, perché in cambio di qualche ora di lavoro possiamo avere vitto e alloggio gratuito. I lavori che abbiamo svolto con Workaway sono davvero tantissimi: abbiamo cucinato, aiutato con le faccende domestiche, organizzato spazi come cantine e garage, verniciato stanze, scartavetrato finestre, pet sitting, baby sitting, strappato erbacce, zappato la terra, tagliato un sacco di mele e messe a seccare, dato da mangiare agli animali da stalla, tagliato alberi, pulito campi di alberi da frutto, sistemato solai, fatto servizi fotografici, ideato pubblicità grafiche, e la lista continua.. Workaway è una bella comunità e un bel modo di viaggiare e di stringere rapporti umani. Per finanziarci però negli anni abbiamo svolto anche parecchi lavori retribuiti, sia in viaggio che nei periodi passati a casa, a partire degli anni Australiani durante i quali abbiamo quasi sempre lavorato.
I viaggiatori si dividono spesso in due categorie: con e senza figli. Secondo voi cosa cambierebbe nel vostro modo di viaggiare con uno o più bimbi al seguito?
Credo che cambierebbe parecchio, noi abbiamo un modo di viaggiare assolutamente non organizzato in un certo senso. Partiamo per i posti, ma quasi sempre conosciamo solo la prima tappa. Spesso ci lasciamo guidare dagli eventi e organizziamo le tappe di volta in volta, e può capitare di dormire in situazioni non proprio ideali per un bambino. In generale credo che con un figlio dovremmo creare un sistema più stabile. Secondo noi un bambino ha bisogno di un posto da chiamare casa, un punto di riferimento, e siccome i nostri sono viaggi che possono durare anche un anno o di più, perché più che viaggi sono ormai diventati un modo di vivere, suppongo che l’ideale potrebbe essere andare in giro con un camper o un van, insomma una casa mobile!
Altro argomento dibattuti in tema di viaggi è quello economico. Cosa rispondete a chi sostiene che per viaggiare bisogna essere ricchi?
Per andare in vacanza bisogna essere ricchi, non per viaggiare! A parte gli scherzi dipende sempre da come ci si muove e dalla durata del viaggio. Ora dirò una cosa che sembrerà strana ma paradossalmente più il viaggio è breve e più si spende, anche perché stando via soltanto un paio di settimane o un mese difficilmente si riescono ad ammortizzare i costi di spostamento (magari con un lavoretto) e bisogna pagarsi vitto e alloggio, spesso senza avere tempo di trovare le soluzioni migliori e più economiche. Per farvi un esempio, per tornare via terra dall’Islanda ci abbiamo messo più di 2 mesi, fermandoci a lungo alle Isole Faroe e in Danimarca (posti abbastanza cari). In tutto abbiamo speso circa 350 euro a testa, quindi meno di 200 euro al mese. Viaggiare e vivere spendendo poco è possibile. Condividere le cose, “pagare” attraverso le proprie capacità, interagire, fidarsi, muoversi in totale libertà e senza prenotare nulla, sono tutte cose possibili. Troppo spesso è sempre solo una questione di soldi, vendiamo il nostro tempo per i soldi, la nostra felicità per i soldi, la nostra salute psicofisica per i soldi. Il vero valore sono il tempo e le risorse, ognuno di noi ha delle capacità, e quelle capacità sono risorse che possono aiutare gli altri in qualche modo. Credo che queste risorse siano un metodo altrettanto valido di scambio, alternativo alla moneta, e più costruttivo.
La sezione Mangiare in viaggio del vostro blog è una delle più esilaranti. Ci raccontate la cosa più disgustosa che avete mangiato in giro per il mondo? E la più deliziosa in assoluto? (domanda rivolta sia a Valentina sia a Claudio!)
Claudio – Io adoro il cibo asiatico in generale, in particolare le zuppe calde fumanti al mattino, il Pho vietnamita mi fa impazzire e se la gioca con la Tom Yam Thailandese, non potrei mai scegliere fra le due. La cosa più disgustosa è stata probabilmente il grasso di balena che mi è capitato di assaggiare durante la tradizionale festa di fine inverno in Islanda, ma l’unica volta che ho vomitato è stato mangiando una tarantola fritta in Cambogia. Onestamente il gusto non era neanche male, ma quando il grosso sedere della tarantola mi è letteralmente “esploso” in bocca…beh..ecco, è li che ho vomitato.
Vale – A me piace da impazzire il Vegemite australiano. Potrei mangiarne a quantità industriali, accompagnato da formaggio e senape. Di cose disgustose invece non ho particolari ricordi, forse perché le ho rimosse. L’unica cosa che mi viene in mente è una cosa che ho bevuto. Dopo diversi anni in Asia, non bevo più solo acqua dalle bottigliette, ma mi è capitato di bere anche l’acqua del fiume durante una benedizione per esempio. Ho dovuto invece rifiutare un bicchiere d’acqua in Cambogia, perché dopo il primo sorso mi sono accorta che sapeva di tutto…. tranne che di acqua. Ed eviterei di raccontarvi nei particolari di cosa sapeva.
Meglio 100.000 follower o meglio 100.000 gradini per raggiungere un monastero tibetano in vetta a una montagna?
Probabilmente salire 100.000 gradini di un monastero tibetano per uscirne poi illuminati da un idea geniale con la quale arrivare ad avere 100.000 follower.
Come vi vedete fra 20 anni? Ancora a girare il mondo con spirito nomade o con una casetta di cui prendervi cura?
Probabilmente entrambi! Sarebbe bello avere un’ attività che ci permetta di vivere in un bellissimo posto (Valentina vorrebbe vivere al caldo, Claudio al freddo, quindi vedremo chi la vincerà) e lavorare per 6/8 mesi l’anno e durante la bassa stagione aver la possibilità di viaggiare.
Che progetti avete per il vostro blog? Avete mai pensato possa diventare un giorno un canale per guadagnare soldi o perfino lavorare?
Il blog è attivo dal giorno in cui abbiamo iniziato la nostra avventura in Australia nel 2013, ma è solo da poco che abbiamo deciso di seguirlo davvero e farlo crescere in modo che possa essere più utile anche per chi lo legge. Progetti ce ne sono tanti, ma manca il tempo. Far diventare il blog un canale per guadagnare la vedo altamente difficile e non è la nostra priorità, ma sicuramente è un ottimo curriculum, e negli ultimi anni si è rivelato molto utile. Si può dire che già lavoriamo con il blog, perché è una vetrina attraverso la quale troviamo opportunità, lavorative e non.
Uno dei consigli più intensi ed emozionanti che ho letto lo hai scritto tu Claudio in un articolo dal titolo: Iniziare a viaggiare: problemi, dubbi, esperienze, difficoltà. Il consiglio, rivolto a una certa Veronica vostra lettrice, recita così:
Se non sei felice nella situazione in cui ti trovi o semplicemente senti la spinta di cambiare, fallo.
Provaci anche se fa paura e non sai come fare.
Nessuno sa come fare a vivere.
Nessuno ci insegna come essere felici, solo tu lo puoi sapere come devi fare.
Non ascoltare nessuno.
L’avventura ed il viaggio, intesi come il lanciarsi in una qualsiasi nuova esperienza di cui conosci poco e niente, sono il nutrimento del nostro spirito.
Tutti ne abbiamo bisogno.
Segui istinto e passione.
Buttati.
Alla luce di questo, quali sono i maggiori ostacoli che una persona “normale” riscontra nella società quando decide di “buttarsi”?
Il maggior ostacolo che sta tra noi e quello che potrebbe renderci felici sono le cose che abbiamo imparato nel corso della nostra educazione. Il maggiore ostacolo verso l’essere noi stessi sono la quantità enorme di informazioni corrotte e deviate che ci vengono messe nella testa, anche in buona fede, da chi ci sta attorno, a scuola, a casa, dagli amici. Fin da piccoli veniamo educati agli obblighi, fin dalle elementari la scuola viene percepita come un obbligo, si chiama addirittura scuola dell’obbligo. La scuola per come è impostata ci educa al mondo del lavoro, ma soprattutto ci guida fin da subito verso un mondo diviso tra cose che si DEVONO fare e tempo libero. Veniamo educati ad accettare il fatto di spendere una fetta molto grossa di giornata in attività che non ci piacciono, fino a percepire tutta le realtà che ci circonda come normale. Diventa normale aspettare il week end e augurarsi che la settimana dal lunedì al venerdì passi in fretta, e se ci pensi bene augurarsi che il poco tempo che abbiamo passi più in fretta è illogico, ma il punto è che non ci pensi perché ci sei dentro. E’ normale. Oltre a tutto questo da sempre hai degli obblighi che dettano i ritmi, sono come dei binari e creano delle sicurezze. Siamo educati a pensare che qualcuno ci debba dare un lavoro, lo dobbiamo cercare, è naturale farlo, l’unica cosa da fare finita la scuola sembra essere cercare un lavoro che ci dia una fonte di guadagno, non importa quale, basta averlo, e più guadagni meglio è. Dopo le medie il parametro di scelta delle scuole successive è “che lavoro vuoi fare da grande?”. Ma che ne sai a 13 anni? E’ un parametro sbagliato. Nessuno ti spinge a ragionare su chi sei realmente e come potresti realizzarti davvero. Non sono contro lo studio, sia chiaro, credo solo che l’impostazione dell’educazione odierna sia sbagliata.
Il problema successivo è che il nostro spirito non ragiona in termini economici e così nascono frustrazioni, malattie e malesseri, perché nel fondo lo sappiamo che non siamo felici a fare un qualcosa solo per i soldi. Quindi l’ostacolo diventa questo enorme bagaglio di ansie e paure che ci hanno riempito negli anni, ed è un grosso ostacolo perché ci appesantisce. Uscire dai binari che ci guidano da sempre fa paura, ma la paura va affrontata. E’ un gioco a levare. Bisogna svuotare lo zaino ed iniziare a camminare più velocemente, togliere tutte le finte certezze e rimanere con meno cose possibili per riuscire, forse, a trovare qualcosa che conti davvero per noi. Meno cose hai nello zaino e meno hai paura di perderle, ti concentri a fondo sul poco che hai e vai più veloce.
Un film che ha ispirato Claudio e uno che ha ispirato Valentina?
Claudio: Il sale della terra di Salgado
Vale: Mangia Prega Ama
Chiudiamo come da tradizione con una foto cartolina che vorreste lasciare a chi ci legge! Grazie della compagnia e buona strada 🙂