Nessuno può davvero dirci che cosa prova un neonato che viene lasciato piangere fino a quando si addormenta – Elizabeth Pantley
Nel mese di agosto non abbiamo fatto un solo viaggio, nemmeno un week end, giusto qualche escursione in giornata, ad esempio al Parco Etnografico di Rubano e al Lago di Santa Croce per fare kite surf . Chi ci conosce, vedendoci a Padova, ci ha chiesto per quale razza di motivo non fossimo a Bologna e se avessimo già finito le nostre vacanze. Visto che gestiamo un travel blog e raccontiamo buona parte della nostra vita, penso sia giusto dare una risposta collettiva, anche perché l’argomento è lo stesso che ha dato origine ai podcast on the road da casa all’asilo, ovvero: il sonno di Sebastiano . Dovete sapere che Sebastiano, da quando è nato, ha sempre avuto un pessimo rapporto con il sonno. Sulla culla non voleva dormire, sul lettino nemmeno, a letto con noi sì ma con numerosi e frequenti risvegli.
Il suo posto preferito era guarda caso Ermanno: in movimento, con il rumore del motore di un mezzo del 1980 in sottofondo (immaginate di essere dentro un aereo), Sebastiano dormiva beato e pacifico, tanto è vero che un paio di volte, in preda alla disperazione, ricordo di essere uscito a mezzanotte per farlo addormentare proprio dentro Ermanno, cercando poi di portare dentro l’ovetto su cui si era appisolato senza svegliarlo. In alternativa bisognava usare la fascia e camminare, lunghe passeggiate perché appena ti fermavi… La situazione è stata critica fin dalla nascita: notti insonni passate a cullarlo, a tranquillizzarlo, a metterlo già per poi trovarsi punto e a capo. Se vi sembra un problema divertente significa che non ci siete mai passati: un bimbo che non accetta la cosa più naturale di questo mondo, dormire, è terribilmente frustrante e ti fa sentire del tutto impotente.
PEDIATRI, CONSIGLI DI AMICI, METODI NAZISTI PER DORMIRE…
Chi come noi ha vissuto il tormento di un figlio (o più di uno) incapace di dormire, sa bene cosa vuol dire passare il tempo a cercare un soluzione. Dormire diventa l’unico pensiero, si spendono soldi in pediatri, si chiede consiglio a qualche amico, si leggono libri e si consultano articoli online… Risultato? Un mare di opinioni differenti e tantissima ignoranza in merito. Noi stessi siamo stati vittime inconsapevoli del “vedrai che dormirà quando…”. Quando inizierà a mangiare cibo solido. Quando inizierà a gattonare. Quando andrà all’asilo. Balle. Sono frasi fatte, come quando l’amico gongola e vi dice “io l’ho abituato a dormire anche mentre passo l’aspirapolvere”. No, tu hai avuto la fortuna di avere un bimbo che non fa storie, è diverso! Per non parlare dei pediatri e dei loro rimedi: granuli omeopatici o pianto a oltranza mi sono sembrati due ottimi esempi di scienza medievale da cui stare alla larga!
La verità è molto più complessa e se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno anche affascinante (stimolante mi sembra ancora troppo, forse lo dirò un giorno). Ci sono bambini che dormono fin da subito 8-9 ore e altri bambini che, nel momento in cui si svegliano, hanno bisogno di essere riaddormentati per un semplice motivo: non sanno riaddormentarsi da soli. Noi lo abbiamo scoperto a forza di ricerche e letture, una delle quali, in particolare, ci ha aiutato a cambiare prospettiva e adottare un metodo se non ancora vincente di sicuro efficace. E qui entra in gioco il nostro temporaneo trasloco a Padova in casa dai nonni per 30 giorni di metodo Pantley.
ELIZABETH PANTLEY E IL LIBRO FAI LA NANNA SENZA LACRIME
Se siete genitori avrete magari sentito parlare di un best seller dal titolo Fate la nanna. Ebbene, questo non è l’unico libro sul tema (chiamarlo libro mi sembra un elogio: si tratta piuttosto di una barbarie in forma scritta, secondo la quale per educare un bimbo alla nanna bisognerebbe lasciarlo piangere a intervalli regolari sempre più distanziati, da solo, fin dai primi mesi di vita). Esiste un altro libro sul tema, scritto non da una pediatra ma da una mamma che sa il significato della parola amore e che al secondo e al quarto figlio ha avuto il nostro stesso problema con Sebastiano. Il suo libro, che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, si intitola Fai la nanna senza lacrime e affronta il sonno dei bimbi da una prospettiva educativa. La missione, secondo l’autrice, è fare in modo che il bambino impari a dormire da solo, non importano le abitudini o i vizi trasmessi. Si può e si deve fare. Come?
Seguendo un metodo basato sulla pazienza, sulla costanza, sulla fermezza (per approfondire vi invito a leggere il libro). Virtù che a distanza di un anno io e Maddalena avevamo ormai esaurito, motivo per cui abbiamo deciso di farci aiutare dai nostri stessi genitori. Non avevamo altra scelta, o così o con Sebastiano a letto che si svegliava anche 8-9 volte per notte. E così abbiamo passato agosto ad applicare il metodo Pantley, con prime notti insonni e poi via via risultati migliori. Secondo il metodo, il 40% dei bimbi impara a dormire da solo entro 20 giorni, il 50% entro 30 e il 92% entro 60. Noi siamo ora a poco più di 40 giorni e devo dire che la situazione è cambiata parecchio: Sebastiano dorme da solo nel suo lettino, fa SEMPRE un pisolino di almeno 1 ora al pomeriggio, si sveglia dalle 3 alle 5 volte ma in pochi minuti (SENZA prenderlo in braccio come succedeva prima) si riaddormenta. Per i nostri standard abbiamo fatto passi avanti da gigante.
Nel frattempo siamo tornati a Bologna e abbiamo ripreso la nostra vita, consapevoli di avere fatto la scelta giusta non solo per noi ma soprattutto per il piccolo Sebastiano, che se ha pianto lo ha fatto praticamente sempre in braccio mio o di Maddalena (e qui devo ringraziare la mamma per aver tenuto duro fino alla fine nonostante momenti di vera disperazione). Non è stata facile, anche per il clima di indifferenza e scetticismo che abbiamo vissuto. Ma non importa, è tempo di guardare avanti: prima di cominciare l’asilo ci concederemo una piccola pausa di 5 giorni in Maremma per un tour in camper minivan, sicuri che Seba saprà affrontare le notti sul lettino di Ermanno da solo, potendo contare su genitori che non lo hanno fatto piangere come un cane ma che hanno risposto ai suoi bisogni come si dovrebbe fare con un figlio. E qualsiasi cosa succeda state tranquilli: diventare padre oggi rimane la cosa più bella del mondo.
Comments
1 commentoFranca
Gen 1, 2018Sempre attuale il tema del sonno quando si hanno figli! Avete per caso letto il libro “genitori di giorno e di notte”? … Auguri di buon anno!
Rob
Gen 1, 2018Ciao Franca, no ancora non lo conoscevo questo libro, corro a vedere di che si tratta! Grazie della segnalazione 😉
Franca
Gen 6, 2018Io non l ho ancora letto, ne parla la Pantley nel suo libro. Dovrebbe arrivarmi in settimana , casomai poi vi dirò. (Si ordina solo tramite le consulenti della leche League).
Per voi è stato utile il metodo pantley? Sebastiano dorme meglio e di più?
Rob
Gen 6, 2018Ciao Franca, mi pareva infatti di non trovarlo, l’ho cercato su IBS e altri siti web ma nessuno lo vende. Chiederò a Leche League più per curiosità che altro, ormai Sebastiano dorme se Dio vuole, quindi non dovrebbe più servire… salvo un secondo figlio 🙂 Il metodo Pantley con noi ha funzionato abbastanza, è difficile e faticoso, ma abbiamo visto dei progressi importanti. Certo, sono piccoli passi avanti, giorno dopo giorno (notte dopo notte anzi), ma come in tutte le cose fatte “con calma”, ci vuole pazienza e determinazione. L’alternativa di lasciarlo piangere da solo, del resto, ci è sempre sembrata criminale! Ti faccio i miei migliori auguri, in bocca al lupo, vedrai che i sacrifici poi saranno ripagati!
Franca
Gen 7, 2018Grazie mille, i cuccioli richiedono tutto il nostro tempo ma trovo siano più gestibili di molti adulti!! Inoltre il “problema” sonno tende a risolversi spontaneamente man mano che crescono. Di lasciarli piangere a oltranza non se ne parla, è pura cattiveria. Ancora complimenti per il blog …