Ogni mio singolo capello bianco lo chiamo “Kinski” – Werner Herzog
Sostituite nella citazione sopra il nome Kinski (l’attore Klaus Kinski amato odiato dal regista Herzog) con Ermanno e capirete, a breve, perché ho scelto questa frase. Sto per raccontarvi infatti un altro punto cruciale nella storia del nostro van: il restyling del tetto a soffietto. Un rifacimento che ha richiesto per forza di cose la modifica delle molle a gas (o se preferite dei pistoncini a gas, degli ammortizzatori a gas, degli attuatori a gas…), e cioè di quegli accessori indispensabili che permettono al tetto di stare sollevato quando serve. Azzeccare la tipologia di molla a gas corretta, per quanto mi riguarda, si è dimostrato un’impresa difficilissima, ai limiti dell’impossibile. Montarle senza l’aiuto di un’officina poi non ne parliamo: pensavo davvero di non farcela.
Ma perché sono arrivato a prendere la decisione di rimettere mano al tetto e alle molle a gas? I motivi sono diversi. Primo: era arrivato il momento di sostituire il vecchio e logoro telo del tetto. Secondo: il pannello solare montato sul tetto pesava troppo per le precedenti molle a gas. Terzo: volevo dei supporti in grado di reggere il peso di una nevicata o la forza del vento anche con il tetto sollevato. Tutte queste esigenze potevano essere soddisfatte, per l’appunto, con una soluzione all’apparenza semplice: la sostituzione delle molle a gas.
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COME SONO FATTE LE MOLLE A GAS E PERCHE’ HANNO UN CODICE
Le molle a gas, come vedete dalla foto qui sopra, non sono altro che pistoni mossi appunto da un gas interno (azoto) in grado di comprimersi se sottoposto a una certa pressione ed espandersi se liberato dal peso. Niente di elettronico dunque, bensì un principio fisico applicato a un accessorio. Qui però si apre un mondo, perché esistono centinaia di varianti di molle a gas, ognuna con la sua combinazione di corsa, spinta (forza esercitata), diametro del corpo e dello stelo, tipologia di attacco… Un aiuto prezioso è rappresentato dal codice: se volete procurarvi una molla a gas di scorta (fortemente consigliato, perché se disgraziatamente vi si rompe in viaggio siete in guai seri), o se volete sostituire le vostre, vi basterà cercare online o dal ferramenta una molla con lo stesso codice, e il gioco è fatto. Attenzione però, perché il codice non fa alcuna menzione del tipo di attacco, e sebbene l’occhiello vada per la maggiore, sono disponibili decine di attacchi differenti a seconda della posizione delle molle, dell’angolo di apertura e così via.
A complicare il quadro c’è anche il fatto che non esiste un codice universale (come per la partita IVA o il codice fiscale, tanto per intenderci). I codici delle molle a gas possono purtroppo differire tra loro: da quello che sono riuscito a capire a forza di tentativi e ricerche, molto dipende dal paese di produzione e dagli anni in cui è stata progettata la molla. In linea di massima il codice si presenta come una serie di numeri e di cifre che svelano, in ordine sparso:
- la lunghezza complessiva in centimetri
- la lunghezza della corsa in centimetri
- il diametro del corpo e dello stelo
- la forza della spinta in Newton o in chilogrammi
Attenzione alla forza, perché Newton e chilogrammi sono valori tutt’altro che equiparabili. Per convertire i N in Kg e viceversa, vi consiglio di utilizzare questo tool gratuito online. Spiegato il funzionamento di base, passiamo al calcolo della molla giusta e al successivo montaggio.
CALCOLARE LA TIPOLOGIA DI MOLLA CORRETTA PER IL TUO VAN
Se disponi già delle vecchie molle a gas e vuoi solo cambiarle o procurarti una coppia di riserva, non dovrai fare altro che cercare un prodotto con lo stesso codice, o con un codice equivalente (ammesso che si legga ancora). Se però devi rafforzare il tetto a soffietto come ho fatto io, e quindi cambiare non solo la forza ma anche la tipologia della molla a gas, il calcolo del modello corretto per il tuo van potrebbe risultare molto, molto difficile. Questo perché, innanzitutto, pesare sulla bilancia il tetto montato è un’eventualità assai remota. Non puoi sapere quindi con esattezza che peso devi sollevare e, quindi, che spinta devi raggiungere. In secondo luogo, la forza delle molle va sommata: se ne hai due è come avere due braccia che spingono in due punti diversi, se poi ne hai quattro come noi, i punti di appoggio e di spinta raddoppiano. Quanti chili vanno calcolati in ciascuna di queste zone del tetto?
In rete esiste qualche tutorial, ma sempre basato sul peso dell’oggetto da sollevare. E se questo oggetto ha un peso dinamico come un tetto a soffietto sottoposto alla pressione di una nevicata improvvisa durante la notte? Ecco che l’unica soluzione attuabile, a mio avviso, è andare a tentativi. Bisogna aumentare di 10 kg in 10 kg la spinta delle molle, fino ad arrivare a un risultato soddisfacente. Così ho fatto io, scoprendo un dettaglio essenziale, che ha cambiato l’esito dell’operazione. Apri bene le orecchie, perché se sei nella stessa situazione in cui mi trovavo io, questa informazione potrebbe farti risparmiare parecchi soldi. Parlo del diametro dello stelo, un valore che dipende dalla lunghezza dell’ammortizzatore (più la molla è lunga, più è spessa) e che determina la sua robustezza e resistenza alle torsioni. Non è un dettaglio: ho rotto tante di quelle molle a causa di spostamenti laterali del tetto che ormai ho perso il conto. Passando però alla misura più lunga (nel mio caso 700 millimetri), il diametro è aumentato da 8 a 10 millimetri et voilà: niente più rotture date dallo spostamento laterale del tetto a soffietto!
MONTARE LA MOLLA A GAS SUL TETTO A SOFFIETTO DEL VAN
E veniamo al punto più delicato: il montaggio delle molle a gas. Come potete immaginare, sostituire una molla significa sottrarre temporaneamente al tetto del van (ovviamente sollevato) un punto di appoggio fondamentale. Se le molle sono solo due l’intervento è meno impegnativo, basta usare un asse di legno in sostituzione della molla finché si cambia. Se le molle sono quattro la faccenda si fa più complessa, ma non disperate: tenete un lato del tetto chiuso e l’altro sollevato, e di nuovo utilizzate un asse di legno robusta. Così ho fatto io dopo vari tentativi infruttuosi con il tetto completamente sollevato. Per quanto riguarda il posizionamento, seguite l’applicazione riportata in questo disegno tratto dal sito dell’azienda Vapsint. Lo stelo deve spingere verso l’alto, non verso il basso!
Badate inoltre che le molle non esauriscano la corsa completamente: se allungate al massimo la loro forza è nulla (l’equivalente di un bastone), mentre da chiuse di qualche centimetro rimane una piccola quantità di gas compresso, e quindi una certa capacità di spinta. Anche da chiuse le molle devono avere qualche centimetro libero, come nella fotografia sotto, ma per un motivo differente: se compresso del tutto, come successo a me, il gas di azoto contenuto all’interno del cilindro raggiunge una pressione tale da fuoriuscire di colpo. Si sente un fischio improvviso e la molla, a quel punto, è da buttare.
A questo punto potreste incorrere in un problema non da poco, lo stesso che mi sono ritrovato ad affrontare io: come inserire una molla a gas tra due attacchi nel momento in cui la lunghezza deve essere leggermente inferiore all’estensione totale, così da non perdere la forza propulsiva? Se la molla spinge 15-20 kg basta un po’ di energia nei muscoli, ma vi assicuro che tenere ferma in posizione una molla da 30 kg di spinta è un compito arduo: a meno di essere dei palestrati, vi ritroverete a bestemmiare in cirillico, e senza nemmeno arrivare a una conclusione. Anche qui, ecco come ho risolto io:
In sostanza la molla viene compressa pressapoco quanto l’estensione che dovrà avere quando il tetto è sollevato. Per armarla, si tiene l’asse di legno in verticale fra le gambe e si spinge a mano la molla verso il basso. In questo modo anche una molla a gas da 30 kg risulta gestibile e rimane ferma al suo posto mentre inseriamo gli occhielli negli attacchi predisposti in precedenza, senza alcuno sforzo da parte nostra. Ovviamente la distanza tra i due fermi in metallo dell’asse di legno dovrà corrispondere alla distanza tra i due attacchi della molla. Sulla tipologia di attacchi ci sarebbe da scrivere un articolo a parte. Diciamo che le staffette sono una delle tante possibilità, forse la migliore. Queste a loro volta si suddividono fra staffette con bullone o con morsetto. Per il bullone si stringe con la chiave inglese, per il morsetto dovrete utilizzare un attrezzo speciale, in vendita nei ferramenta più forniti. Ed ecco spiegata l’immagine di copertina 🙂
Che altro aggiungere? Buon divertimento, se avete dubbi, fatevi sotto!