L’idea che tutti siano come te. Che tu sia il mondo. La malattia del capitalismo consumista. Il solipsismo compiaciuto. – David Foster Wallace
Foster Wallace è forse l’autore che amo di più in assoluto. La sua lucida e profetica analisi della moderna società dei consumi ha lasciato un solco profondo, per non dire un canyon. Guardarci dentro continua a provocare le vertigini in milioni di lettori in tutto il mondo. La citazione di cui sopra, tratta dal suo ultimo libro postumo Il re pallido, mi offre lo spunto per l’ultimo post di quest’anno. Una breve riflessione su di noi, e su quello che siamo diventati, niente più e niente di meno che un escamotage per fare a tutti gli auguri di Natale e feste varie. Solipsismo, dicevamo. Focalizzarsi (troppo) su se stessi. Un problema che Wallace conosceva molto bene, visto e considerato che passava gran parte del suo tempo a osservare gli effetti del capitalismo americano contemporaneo sui sui simili, e parliamo di un’epoca in cui ancora non era comparso il web.
Oggi Instagram, Facebook, Youtube e altri mondi virtuali ci portano oltre: siamo connessi, chattiamo, ci lasciamo audio, ma di fatto continuiamo a essere soli come dall’inizio della storia dell’umanità. Qualcosa, tuttavia, è cambiato nelle conseguenze che questa solitudine tecnologica, competitiva e individualista comporta: ora non siamo più soli con noi stessi, ma soli CONtro noi stessi. Aleggia una certa frustrazione da cui cerco di stare alla larga nelle persone che incontro o con cui mi relaziono. Pare che l’obiettivo principale di molti sia diventato quello di attestare la propria esistenza attraverso “prove di forza”: ad esempio dimostrare di avere ragione. O magari mettere in ridicolo il prossimo, così da emergere nei suoi confronti (e nei confronti del pubblico – di solito virtuale – che assiste). Mi era successo con il tour di Amazon e l’attacco di un autore che si è sentito forse in difetto ed è andato in escandescenza. E di nuovo è successo pochi giorni fa quando ho scritto un commento in un gruppo Facebook a proposito di batterie al litio per camper. Assalto alla diligenza…

DAI BAMBINI AI FULLTIMER: IL BISOGNO DI METTERSI IN MOSTRA
Dinamiche analoghe le sto notando nei bambini. Raccontavo a qualcuno che quando vado al parco è capitato già un paio di volte che si avvicinasse un bambino (di solito con genitore zombie al seguito), e iniziasse a stuzzicare Sebastiano piazzandosi davanti sullo scivolo o rubando un bastone. Sebastiano per fortuna è un bambino intelligente, che lascia correre, eppure questo sortisce effetti opposti: i bambini si urtano, arrivando perfino a lanciare pigne o alzare le mani. Un bisogno di attenzioni? Direi che non ci sono dubbi. Per assurdo questo atteggiamento aggressivo interessa chiunque, perfino gente insospettabile tipo i fulltimer. Al di là dei battibecchi futili sui social, che a me sotto sotto divertono anche, ho constato in diverse occasioni che questo allontanarsi da tutto e da tutti porta spesso a esiti opposti: l’impellente necessità di stare in mezzo alla gente, in un modo però che non sembra così amichevole come si vuole far credere.
Tanto per dirne una, quando ho chiesto alla folta communitty di fulltimer italiani un aiuto per promuovere il nostro documentario, e per aiuto intendo anche solo una menzione su Facebook o una recensione, l’unico ad aver risposto è stato Yari Ghidone. Il motivo, secondo me, è che l’isolamento porta molti a perdersi in se stessi, dimenticandosi che la gentilezza e la cortesia di una risposta – qualsiasi risposta – sarebbero cosa gradita in tutto il mondo e nei confronti di chiunque. Sta succedendo la cosa forse più terribile: ci siamo trasformati in piccole aziende (o robot) che agiscono nella sola ottica del proprio tornaconto. Quello che sto per fare MI serve? MI aiuta? MI soddisfa? MI dà qualche like in più? Allora lo faccio… Non dico ovviamente di essere esento da tutto ciò: il rischio di cadere in questa spirale solipsista è altissimo, complice la cornice (Foster Wallace avrebbe detto l’acqua) in cui viviamo o siamo immersi. Ma santo cielo, almeno rendersene conto e sforzarsi di combatterla, è un passo avanti!
IL NATALE CHE VORREI, E IL NUOVO ANNO CHE VI AUGURO
Il più bell’insegnamento di Wallace credo sia contenuto nel suo discorso agli studenti del Kenyon college nel maggio del 2005, tre anni prima di togliersi la vita. Ecco un passaggio tra i più significativi:
In realtà, naturalmente, ci sono molti modi diversi di pensare in questo tipo di situazioni. Nel traffico, con tutte queste macchine ferme e immobili davanti a me, non è impossibile che una delle persone nei SUV abbia avuto un orribile incidente d’auto nel passato, e adesso sia cosi terrorizzata dal guidare che il suo terapista le ha ordinato di prendere un grosso e pesante SUV, così che possa sentirsi abbastanza sicura quando guida. O che quell’Hummer che mi ha appena tagliato la strada sia forse guidato da un padre il cui figlio piccolo è ferito o malato nel sedile accanto a lui, e stia cercando di portarlo in ospedale, ed abbia quindi leggitimamente molto più fretta di me: in effetti sono io che blocco la SUA strada.
Per Natale vorrei questo: dialogare e rapportarmi con persone che non pensano solo a sé e al proprio circolo di parenti stretti e intimi (di solito la partner, al massimo i figli o i nipoti). Questo va bene, ma è abbastanza limitante. Pensiamo ad esempio anche al pianeta e all’ambiente, a cosa significa mettere sul piatto di Natale gamberi che vengono dall’altra parte del mondo, o carne di animali uccisi da persone che accusano danni psicologici per il lavoro (lavoro?) svolto nei macelli tutti i santi giorni (santi?), o ancora: chiediamoci se davvero abbiamo bisogno di andare a sciare, alimentando così un sistema di neve artificiale che notoriamente sta danneggiando l’ecosistema alpino e in particolare la flora. Ci sono mille aspetti in gioco, e riguardano tutti noi, la nostra serenità, il futuro di chi verrà dopo. Vogliamo essere più buoni? Proviamo per una volta a staccare la spina dal nostro ego. Prendiamoci una pausa da tutto e da tutti. Noi per primi.
Auguri di buon Natale e buone feste, vi auguro di trovare un po’ di pace e serenità dal magma di putt****, malafede e cattiveria che ci travolge ogni giorno. Ermanno purtroppo rimarrà dal meccanico fino a metà gennaio ancora. Il blog riapre l’anno prossimo 🙂
Ps: continuo a stimare i fulltimer, e non ho nulla contro di loro, anzi, credo solo un po’ meno nel loro spirito di fratellanza, comunità e solidarietà. Pazienza: take it easy, e alla prossima!