Se sei uomo, ammira chi tenta grandi imprese, anche se fallisce – Lucio Anneo Seneca
Il grande momento è arrivato. Dopo anni di tentennamenti e valutazioni, ho dovuto darla vinta a Ermanno. Mi sono messo quindi alla ricerca di un carrozziere come si deve, perché il telaio era in condizioni ormai pietose. Credo che nessuno dei precedenti proprietari si sia mai preoccupato di restaurare la carrozzeria come si deve. Questo per ovvie ragioni economiche, immagino. Ma non solo. Trovare un bravo carrozziere, uno che abbia voglia di riportare la lamiera al ferro e riverniciare tutto con prodotti epossidici, sembra ormai introvabile. Se poi lo trovi, spesso propone prezzi inaccessibili, o quantomeno difficili da giustificare per un mezzo che dal punto di vista storico, diciamocelo chiaro, non ha nessun valore.
E così ho impiegato quasi un anno per capire chi poteva darmi una mano con un intervento del genere. In questo lasso di tempo ho capito che le tipologie di carrozzieri che possono occuparsi di un restauro integrale sono quattro:
- Il carrozziere storico, che ha 10-20 dipendenti e basa il suo lavoro sull’elevato turn over delle macchine. Questo carrozziere ha tutti gli strumenti per fare un bel lavoro (banco dime, forno di verniciatura ecc, poi li vedremo nel dettaglio), il problema è che non ha tempo per tenere fermo un ferrovecchio 6-8 mesi o anche un anno. Per come è strutturato, dovrebbe lavorare a costo zero o quasi.
- Il carrozziere economico, quello che con duemila euro o giù di lì ti rivernicia tutto, ma senza particolari trattamenti, senza forno di verniciatura, e con vernici di bassa qualità. A questo prezzo, è molto probabile che dopo qualche anno il van o il camper torni a soffrire di ruggine, perché la parte marcia non è stata tagliata via e rimpiazzata con lamiera nuova, ma soltanto stuccata e riverniciata.
- Il carrozziere artigiano, con un carrozzeria medio-piccola, da 3-4 fino a 7-8 dipendenti, con strumentazioni meno avanzate, meno spazio disponibile ma molto più tempo e molta più esperienza per le auto storiche. Questa è la carrozzeria che spero di aver individuato anche io, e di cui vi parlerò fra poco nell’articolo.
- Il carrozziere in pensione, quello che sa tutto dei mezzi di una volta, ha i suoi sporchi segreti e conosce i trucchi del mestiere, ma non esercitando più la professione in via ufficiale non dispone degli strumenti che occorre avere per fare un ottimo lavoro. Oppure, dovendo appoggiarsi a qualcuno per il banco dime, il forno di verniciatura e così via, torniamo alle ipotesi 1, 2 o 3.
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I PUNTI CHIAVE: LAMIERA, RUGGINE PASSANTE E VERNICE EPOSSIDICA
Le parole chiave da conoscere e imparare in un progetto di restauro integrale o quasi come il nostro sono tre. Siccome penso che quello che sto per scrivere possa servire anche ad altri (io per primo su questi temi ho trovato poco o nulla nel web, e ho dovuto quindi imparare tutto a mie spese), credo valga la pena trattare i vari punti nella maniera più specifica possibile.
Eccoli nel dettaglio:
- Lamiera → per chi come me è ignorante in materia, bisogna capire che i mezzi pre-1985 circa nascevano con un telaio in lamiera pura, semplicemente verniciata con prodotti lontani anni luce da quelli che vengono utilizzati oggi. Uno dei carrozzieri del primo gruppo mi disse che Ermanno era come se girasse con una canottiera in inverno. Immagine abbastanza eloquente. Dall’85 in poi è iniziato il trattamento di zincatura, qualcosa che per l’epoca fu rivoluzionario, e che permise ai mezzi di sopravvivere per anni alle intemperie senza perdere letteralmente pezzi per strada dopo poche stagioni all’aperto. Se state pensando quello che ho pensato io, la risposta è no: LA ZINCATURA NON SI FA A POSTERIORI. Se la lamiera non è zincata il massimo che potete fare è quindi risanarla e proteggerla il più possibile, con la prospettiva, nella migliore delle ipotesi, di parcheggiare il mezzo in garage per tenerlo al riparo.
- Ruggine passante → la ruggine passante è il dramma peggiore che possa capitare. Perché un conto è appunto un mezzo coperto di ruggine superficiale, un conto è invece se la ruggine si è infilata dentro qualche anfratto, seguendo quello che potremmo definire come un “filone d’oro” (sostituendo l’oro con la ruggine). In questi casi è facile che la ruggine sia passata, appunto, dall’esterno all’interno del mezzo. Cosa cambia? Purtroppo il problema si aggrava, perché la lamiera va TAGLIATA, e al suo posto va RISALDATO il pezzo. Capite bene che se la ruggine è arrivata a passare nel centro del pianale, per dire, bisogna smontare cavi, marmitta ecc per operare liberamente. Un vero casino.
- Vernice epossidica → la vernice epossidica, a base di resine epossidiche, rappresenta lo stato dell’arte nell’attuale panorama di vernici a disposizione del carrozziere. Come in tutti i settori, comprese ad esempio le batterie servizi, ci sono tecnologia avanzatissime (la prima che mi viene in mente sono le vernici con nanocomponenti), ma che hanno costi folli. Poi ci sono vernici inadatte, o di scarsa qualità. Nel mezzo, oggi, 2021, in Italia e in buona parte dei paesi del mondo, si collocano appunto le vernici epossidiche, il massimo a cui può aspirare un mezzo d’epoca per il restauro della carrozzeria. Considerate che nel periodo ante 1985 LE RESINI EPOSSIDICHE ANCORA NON ESISTEVANO, quindi è un trattamento moderno, un vero toccasana, un protettivo degno di questo nome per capirci.
LA MIA SCELTA DI MM VINTAGE CARS DI BOLOGNA
Mettendo insieme tutti i fattori elencati sopra, ero arrivato a scegliere un carrozziere di Parma, che mi aveva convinto per l’ottimo restauro dimostrato dalla foto di un Fiat 238 reperita online. Un mezzo che aveva restaurato in modo eccellente, maniacale direi, con resine protettive iniettate negli scatolati. Roba da film. Il preventivo però era altino, 10.000 euro + IVA per la precisione, e quando mi si è presentata una seconda offerta più economica, con anche altri distinguo che ora vi svelo, bè, ho colto la palla al balzo e ho cambiato carrozziere. E così sono arrivato a MM Vintage Cars di Minerbio, in provincia di Bologna, una carrozziera che già avevo intravisto su alcuni gruppi Facebook dedicati al Fiat 238, ma alla quale non avevo mai dato la giusta importanza.
LE ATTREZZATURE FONDAMENTALI PER UN RESTAURO INTEGRALE
Mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, ci renderemo conto che il restauro integrale non è proprio una passeggiata. Ci vuole tempo, ci vogliono persone capaci e motivate, e ci vogliono anche attrezzature di un certo livello. Dall’esperienza che mi sono fatto girando qua e là tra Padova, Bologna e Parma, nelle officine di 4-5 carrozzerie, parlando con una dozzina di persone tra conoscenti, meccanici e carrozzieri riguardo alle magagne di Ermanno, sono arrivato alla conclusione che i must to have principali sono due: il banco dime e il forno di verniciatura.
1) IL BANCO DIME O BANCO DI RADDRIZZATURA (O ALTRI NOMI)
Qui vado sul sicuro e mi baso sulla definizione di quel buon vecchio “muestro” enciclopedico che è Wikipedia:
Il banco dime o banco di riscontro comunemente chiamato maschera viene utilizzato dai riparatori (carrozzieri) per la raddrizzatura di scocche di veicoli quando, a seguito di urti, queste risultino deformate in modo tale da non poter essere ricondizionate con le più comuni attrezzature ma solo con l’ausilio di tale specifico strumento, che grazie alla sinergia di fissaggio scocca (Banco) tiraggio (pressa) e comparazione (Dime) rende gli interventi riparativi agevoli e precisi, ottimizzando tempi e risultati.
Della serie: se hai un telaio storto, in qualche modo lo raddrizziamo (ammesso che abbiamo il banco dime).
2) IL FORNO DI VERNICIATURA
Per il forno il discorso è più semplice e intuitivo, se vogliamo: si tratta di un forno che permette di scaldare e quindi “cuocere” (in realtà essiccare) i vari strati di vernice, di modo che le polveri epossidiche rimangano incollate al loro posto. Passatemi la spiegazione da rivista focus per ragazzi ma più o meno dovrebbe funzionare così.
LAST BUT NOT LEAST, LA QUESTIONE TETTO A SOFFIETTO…
Da quei pazzi di MM Vintage Cars mi sono stati mostrati non uno ma ben due tetti rialzati in vetroresina, appartenenti a due Fiat 238 ambulanza. Maurizio, il titolare, mi ha proposto di montare su Ermanno uno dei due tetti, in modo da guadagnare spazio in altezza. Questo, detto fra noi, è stato uno dei motivi che hanno spostato l’ago della bilancia in favore di MM Vintage Cars. Resta però un problema tipicamente italiano: il libretto. Da libretto è infatti scritto a chiare lettere “tetto sollevabile a soffietto” (grazie per lo zelo motorizzazione, se non ci fossi tu dovrebbero inventarti), dunque dovrei in linea teorica mantenere lo status quo. Nella pratica, ho pensato però a un’idea secondo me valida e apparentemente legale: applicare un tetto a soffietto, più piccolo, sopra il tetto in vetroresina, mantenendo quindi fede alla dicitura del libretto. Come? Bè, ricostruendo il piccolo tetto per conto mio, con una scocca su misura e un telo riadattato dal Westfalia T2 (si trovano in vendita online). Fattibile? Credo di sì, ma lo scoprirete nelle prossime puntate!
Ps: a breve ci saranno parecchi pezzi di Ermanno in vendita, dal radiatore al tetto a soffietto COMPLETO. Non perdeteveli perché saranno ottimi affari per tutti (cioè per chi arriva primo)!