Solo nell’avventura alcuni arrivano a conoscersi – André Gide
Non so se l’aforisma scelto per aprire questo post sia valido anche per noi, certo è che aver completato il periplo dell’Islanda in camper van ci ha insegnato molto. Su come pianificare un viaggio (maledetta la volta che non ho fatto controllare giunti e semiassi), sulle meraviglie naturali che la natura è in grado di creare, sull’importanza di alcune scelte e sulle decisioni che prenderemo al rientro… La Ring Road, il lungo anello che gira intorno all’Islanda, è stata chiusa da Ermanno, vecchio e inarrestabile Fiat 238 del 1980. Come in una poesia, le rime si sono incastrate dalla prima all’ultima, e il suono che abbiamo ascoltato è stato limpido e denso di significato. Mai dimenticherò l’imbarco dentro la MS Norrona, una nave di cui avrò occasione di parlare in un video e un articolo dedicato. Né potrò dimenticare le montagne che salivano in verticale, i ponti sopra i fiordi, le spiagge nere, la desolazione delle valli e le scogliere a picco sul mare.
Come riassumere a parole tutto lo splendore vissuto? Difficile, ma quantomeno voglio tentarci grazie anche al documentario che siamo riusciti a girare fino alla fine (e che nei prossimi mesi verrà montato dai ragazzi di Anima Film). Parto da questo articolo con le impressioni a caldo, ma è chiaro che la narrazione proseguirà fino almeno all’anno prossimo. Troppe le cose di cui parlare, troppi gli argomenti che vale la pena affrontare con calma e condividere in italiano (mi rendo conto solo ora che su quest’isola sono state scritte tante informazioni per chi viaggia con auto a noleggio o moto ma pochissime per chi sceglie di muoversi con il proprio camper). Finché i ricordi sono freschi, sarà mia premura metterli nero su bianco o registrarli in qualche video, sperando che siano di aiuto ad altri come è successo in passato per gli oltre 250 articoli scritti in questo blog. Cominciamo allora dalla domanda più secca che mi possa venire in mente: com’è l’Islanda?
Indice dei contenuti
COSA VUOL DIRE VIAGGIARE IN CAMPER O VAN IN ISLANDA
Per spiegare cosa vuol dire viaggiare in camper o van in Islanda vorrei prima ricordare i tanti posti dove siamo stati con Ermanno. Dal 2015 a oggi abbiamo visitato o attraversato l’Italia, l’Austria, la Svizzera, la Slovenia, la Slovacchia, il Canada orientale, la Germania, la Danimarca, il Belgio, le Faroer la Svezia e infine l’Islanda. Di strade e situazioni ne abbiamo quindi vissute parecchie, ma posso confermare che l’Islanda (e credo ancora di più l’arcipelago delle Faroer, dove ci siamo fermati qualche giorno) soddisfa in toto le migliori aspettative. Anche escludendo l’entroterra, che per ragioni puramente tecniche abbiamo escluso (occorre un 4×4), le sole mete toccate lungo la costa e nella parte sud dei fiordi occidentali ci hanno lasciato a bocca aperta. Guidare è già di per sé un piacere, ma quando intorno scompare qualsiasi presenza umana e rimane solo il paesaggio con qualche pecora errante… ecco che il piacere diventa un lusso.
E si tratta di un lusso in buona parte gratuito, nel senso che non ci sono costi per l’autostrada (a parte un breve tunnel) e la benzina tutto sommato costa 30-40 centesimi in più che da noi. Una differenza che, per poche settimane, risulta tollerabile, visto e considerato gli spettacoli a cui si può avere la fortuna di assistere. Ogni fermata regala scorci e vedute su ghiacciai, cascate, crateri di vulcani (se non vulcani in eruzione), baie dove nuotano le foche, pareti di basalto, archi di roccia sospesi sulle onde… mai in vita mia, nemmeno in Canada, avevo ammirato un simile distillato di bellezza a distanza così ravvicinata.
Vero, agosto non è il periodo più indicato perché i turisti sono ovunque, specie nelle località del Golden Circle più battute. Ma vi assicuro che guardare un geysir che erutta, anche se intorno è pieno di gente con il telefonino puntato, è comunque un’esperienza a dir poco ancestrale. Il classico sogno a occhi aperti, con il valore aggiunto di essere in camper.
LA QUESTIONE DELLA SOSTA LIBERA: DOVE ABBIAMO DORMITO?
Come scritto in apertura, seguiranno molti video e articoli su questa esperienza, per il momento posso però anticipare che abbiamo scelto di rispettare la legge islandese, fermandoci nei camping e nelle aree adibite 20 notti su 21 totali. Una sola volta ci siamo arresi alla stanchezza, scegliendo di dormire in uno spiazzo vicino a un vecchio relitto (il cartello lo classificava come il più vecchio relitto d’Islanda). La foto credo che parli da sola: credo di non avere mai provato tanta inquietudine come in questo luogo remoto nei fiordi occidentali…
Per ammortizzare i costi abbiamo acquistato la c.d. Camping Card, una tessera con regole ben precise (anche in questo caso un articolo e un video sono doverosi) in virtù della quale è possibile sostare in 35 campeggi sparsi per l’isola. Ne vale la pena? Secondo me sì: da un punto di vista puramente economico, abbiamo risparmiato almeno 100 euro, una cifra che raddoppia se consideriamo anche il camper di Anima Film che ci ha seguito dal primo all’ultimo giorno. I servizi del resto sono spartani ovunque, nei campeggi del circuito come in quelli al di fuori. L’Islanda su questo fronte è piuttosto indietro: i comfort tipici del turismo moderno sono pochi, se ti va bene è così, altrimenti… è così lo stesso.
LE PRINCIPALI ATTRATTIVE DEL NOSTRO TOUR ON THE ROAD
Rispetto ai piani iniziali qualcosa è cambiato. Inevitabile, visto quello che è successo con i giunti omocinetici, i semiassi e la cinghia (5 giorni persi fra meccanici e stop forzati). Ma anche di questo ne parlerò con calma al rientro. Di attrattive, ad ogni modo, ne abbiamo visitate e contemplate parecchie lo stesso:
– la Glacier Lagoon, ovvero la laguna con gli iceberg che si staccano dal ghiacciaio Vatnajökull e rimangono a galla in bella mostra
– la cascata di Skogafoss, decisamente imponente, ma a mio avviso meno scenografica di altre (tra cui Glymur, che abbiamo raggiunto a piedi dopo un paio d’ore di cammino)
– il geysir di Strokkur, un gioiello della natura che si esibisce ogni 10-15 minuti sollevando una colonna di acqua bollente fino a una decina di metri di altezza. Un’esplosione che riempie di stupore e non può assolutamente lasciare indifferenti, credetemi.
– la città di Rejkyavik, un’isola nell’isola, qui abbiamo colto l’attimo e ci siamo uniti al Gay Pride e ai relativi festeggiamenti, compreso uno spettacolo di drag queen alla sera (ma non posso spoilerare altro, sennò poi sapete già tutto quando guardate il film!)
– le località di Akranes e Stykkishólmur, dove abbiamo incontrato Zac & Spe, in arte Simplyelsewhere, due ragazzi adorabili che lavorano in Islanda e che ci hanno aiutato a capire meglio i retroscena di questo paese (non sempre) così green
– i fiordi occidentali, come già detto il posto più inquietante che abbia mai visitato, complice la pioggia, le strade disastrate ma soprattutto una presenza umana direi quasi occulta (case diroccate circondate da vecchie carcasse di auto arrugginite, per capirci)
– l’uscita di whale whatching nella zona di Husavik, qualcosa di indimenticabile che consiglio caldamente a chiunque, adulti, bambini, ragazzi… abbiamo visto diversi cetacei, l’ultimo dei quali si è esibito in una sorta di danza con le pinne fuori dall’acqua. Straordinario.
– il cratere di Hverfjall, un gigante nero in mezzo al nulla, nei pressi del lago Mivatn, lungo la costa Nord dell’isola. Impressionante, anche per via del freddo gelido portato dal vento.
Questo solo per citare i punti chiave sulla mappa del tour, ma l’elenco potrebbe continuare perché davvero, ogni angolo, in Islanda, nasconde un tesoro.
VALE LA PENA GIRARE L’ISLANDA SULLE QUATTRO RUOTE?
Credo che in generale la risposta sia sì a qualsiasi domanda inerente l’Islanda on the road. Vale la pena girarla in camper? Sì. Vale la pena girarla in moto? Sì. Vale la pena girarla in bici? Sì. Vale la pena girarla anche in barca o a cavallo o in kayak, ma su questo non ho informazioni di alcun genere. La cosa che non consiglio, avendo assistito di persona a comitive di italiani e stranieri, è accontentarsi di un tour organizzato che in una settimana vi porta al pascolo nei posti più fotografati dell’isola (di solito quelli a sud-ovest, intorno alla capitale). L’Islanda merita più di una o due settimane di turismo mordi e fuggi, se proprio non le avete, evitate di venirci e siate pazienti, l’occasione potrebbe arrivare fra qualche anno o decennio, nessuno può dirlo, ma sono convinto che a quel punto ogni sforzo e ogni attesa assumerà un sapore nettamente più buono. Parola, finalmente posso dirlo, di chi in Islanda ci è stato.