Una buona coscienza è un Natale perpetuo – Benjamin Franklin
Mio nonno è morto da un pezzo. Anche l’altro, il padre di mio padre, è mancato ormai da parecchio tempo. Di entrambi ho pochi ricordi, ma posso immaginare quale augurio avrebbero fatto a me e alla mia famiglia se fossero ancora in vita. Forse mi sbaglio, forse è ingiusto prendere parola al posto di qualcuno che non c’è più, del resto si tratta di un banale pretesto. Questo augurio potrebbe arrivare, ieri come oggi, da chiunque: mio nonno, il tuo, il nonno di un tuo amico, il tuo datore di lavoro, suo figlio, tuo marito… o magari, tu stesso. Come negli anni ’80, siamo ancora legati a una mentalità di crescita economica perpetua, per cui anche noi ogni anno dobbiamo crescere in termini di reddito e beni mobili. Più macchine, più case, più tecnologia, più vestiti…
I soldi e la foga consumista non hanno risparmiato nemmeno questo Natale “di crisi”, diventando l’unico mezzo per trasmettere un barlume di emozione. Al posto del tempo, delle parole scritte, di un nido per uccelli costruito con le proprie mani, trovano spazio sotto l’albero gli immancabili elettrodomestici di ultima generazione, i videogame, i giochi per bambini che suonano jingle idioti al minimo tocco, e poi i cuccioli di cani e gatti, destinati il più delle volte a una vita di appartamento che li porterà a trasformarsi in padroni viziati e non animali quali sono e devono rimanere. Ma l’importante in fondo non è fermarsi a ragionare sulle cose di cui abbiamo davvero bisogno, l’importante è che il Natale porti quelli che in Veneto, nostra terra di origine, chiamano i “schei”.
LA DIFFICILE VIA DI MEZZO TRA CONFORMISMO E RIVOLUZIONE
Io e Maddalena cerchiamo ogni giorno di mantenerci in equilibrio tra scelte che appaiono radicali (ad esempio vivere senza televisione), e altre che sanno di conformismo (gestire un travel blog come questo o avere una pagina Facebook). Il punto è sempre quello: la stragrande maggioranza delle persone si sofferma sull’unica cosa che NON fai, ignorando le novantanove altre cose che ti impegni a fare. Per cui anche tu, come spesso ha ripetuto Roberto Saviano nei suoi discorsi, agli occhi della comunità nascondi qualcosa, sei marcio, ipocrita e opportunista come tutti. E così accade a noi che i soldi cerchiamo di usarli con oculatezza, per riparare piuttosto che per comprare, o per vivere esperienze o viaggiare piuttosto che per accumulare cose. E se proprio dobbiamo, ci documentiamo perché ogni acquisto possa durare il più possibile, una sfida che di questi tempi appare proibitiva.
Non è facile mantenere il giusto equilibrio e di errori ne commettiamo pure noi. Quello che rattrista è vedere lo scetticismo dipingersi nei volti delle persone quando, ad esempio, parli loro delle ragioni per cui a tuo figlio eviti di cucinare carne comprata al supermercato (aviaria, mucca pazza e altre oscenità su tutti), o del perché hai un mezzo come Ermanno al posto di una “normale” macchina. Nessuno che faccia domande, nessuno che cerchi di capire, nessuno che abbia una mentalità abbastanza aperta da scegliere, per lo meno, di ascoltare. Il più delle volte mi viene chiesto questo: “e il lavoro come va?”. Come se tutto dipendesse dal lavoro. Dopo, solo dopo, vengono la salute, la famiglia, a volte lo sport… e del resto non ne parliamone?
Macché, contano i soldi, perché soldi, in un’equazione tipica del mondo occidentale, portano benessere. E io che sento parlare ogni giorno di obesità, depressione, suicidi, violenza e stress da lavoro! È questo il benessere che ci siamo costruiti? Non dico che non sia giusto lavorare, e non voglio illudere come fanno alcuni personaggi da quattro soldi che bisogna mollare il posto fisso, fottersene della carriera o cose del genere. Sarebbe un modo per avere visibilità facile, ma vi prenderei in giro. Bisogna essere rivoluzionari nelle piccole azioni, nei gesti quotidiani, nei sentimenti che abbiamo con il prossimo. L’augurio che vi facciamo, con il cuore, è dunque uno solo: siate felici e cercate di inseguire i vostri sogni senza sensi di colpa se non ci riuscite. Magari non sarà quest’anno ma l’anno prossimo, o magari non era davvero quello ciò che volevate fare. Di sicuro i soldi vi aiuteranno in minima parte, il resto lo farà il vostro cuore.
Buon Natale.