Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta – Sir Winston Churchill
Verso la strada di casa, con la sensazione di essere sopravvissuti a un’avventura irripetibile, ebbri dai tanti, troppi chilometri percorsi. La Ring Road, mitica, leggendaria strada che gira intorno all’Islanda, è ormai alle nostre spalle. Siamo ormai rientrati, affaticati, dimagriti, messi a dura prova da 20 giorni di paesaggi estremi, salite infinite e sterrati. Che cosa abbia rappresentato tutto questo per noi è ancora presto per dirlo. Forse è stato solo un grande azzardo, o forse potrà diventare un’esperienza di crescita fondamentale, sia per il progetto della nostra casa off-grid, sia per le prossime imprese on the road. Un bilancio è bene farlo comunque, anche se prematuro: sappiamo ad esempio che la sfida di essere gas free e quindi non usare gas né corrente dalle colonnine è andata bene ed è stata superata a pieni voti, mentre Ermanno, sul fronte meccanico, ha dimostrato per l’ennesima volta che l’epoca dei combustibili fossili si sta per concludere…
Aspetti positivi e aspetti negativi, traguardi raggiunti e altri mancati, accessori promossi e altri bocciati. Se la turbina eolica, per dirne una, è stata un flop colossale (alla faccia del vento che, secondo alcuni, avrebbe dovuto squarciare il tendalino), il pannello pieghevole della Bluetti è risultato più che decisivo per la produzione di energia elettrica pulita ogni volta che c’era sole (e a dire il vero anche quando il cielo era velato). C’era bisogno di andare in Islanda per condurre questo test e trarre queste conclusioni? Dal mio punto di vista sì, l’Islanda è stata un ottimo banco di prova e non credo che avremmo potuto desiderare di più. Come ho sempre detto e ribadito, vincere questa scommessa nella terra del ghiaccio e del fuoco avrebbe costituito un prevedente prezioso per progetti futuri nostri e delle tante persone che ci stanno seguendo. Così è stato, e finalmente posso parlarvene con cognizione di causa, qui e su Youtube.
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PUNTI CHIAVE DEL NOSTRO VIAGGIO OFF GRID E GAS FREE
Per fare il punto della situazione partirei dalla questione che più mi premeva, quella del viaggio “a basso impatto”. Non mi voglio soffermare sulle conseguenze del viaggio stesso, sull’utilizzo di Ermanno (mezzo datato, euro 0, ecc), sulle emissioni di una nave enorme come la Norrona… sono argomenti che tratterò nel dettaglio nei prossimi mesi, in articoli e puntate Youtube apposite. Parliamo “solo” di come siamo riusciti a fare a meno del gas e delle colonnine di ricarica per tutto ciò che riguardava le utenze (compreso il sistema di riscaldamento). Ricordo che il nostro set up per la parte elettrica era il seguente:
– 10 kw/h di batterie al Litio (Litio.store) nel furgone
– 2 kw/h di batteria Bluetti nel carrellino
– 400 watt di pannelli fotovoltaici Solbian sul tetto
– 200 watt di pannelli fotovoltaici GiocoSolutions sul carrellino
– 420 watt di pannello fotovoltaico pieghevole Bluetti nel carrellino (in alternativa ai GiocoSolutions)
– Turbina eolica da 250 watt massimo di picco (mai usata)
– 3 microturbine idroelettriche Waterlily (mai usate)
– Inverter 3.000 watt NDS
– Pannello a infrarossi Celsius Panel
– Pellicole riscaldanti a 12 volt sotto il pavimento
– DC DC Charger della Sterling Power da 600 watt (fino a metà viaggio in Islanda, poi rimpiazzato con il precedente modello sempre Sterling Power da 220 watt)
– Boiler elettrico 600 watt della Elgena da 3 litri
– Piano cottura induzione della CAN
– Pentola elettrica Russel Hobs da 800 watt
– Forno solare a parabola (senza corrente)
Non ho tenuto conto dei kw/h prodotti durante il viaggio, né della suddivisione fra l’energia prodotta dall’alternatore e quella prodotta con i pannelli fotovoltaici. Sono numeri che temo potrebbero solo confondere le idee. Riassumo piuttosto i punti chiave rispetto a quanto accaduto in quasi due mesi di viaggio (di cui 20 giorni circa in Islanda):
– colazioni, pranzi e cene li abbiamo preparati noi con piano a induzione, pentola elettrica e un paio di volte forno solare (di media siamo andati a mangiare fuori una volta su dieci)
– quando c’era sole in abbondanza, il SOC delle batterie oscillava fra il 50% e il 100% (di solito mi organizzavo per cucinare qualcosa in previsione dei giorni seguenti)
– docce calde ne abbiamo fatte sia interne che esterne a Ermanno, direi una ogni cinque in quanto in Islanda abbiamo sempre rispettato la legge, evitando il camping libero (e appoggiandoci quindi ad aree con bagno)
– il riscaldamento lo abbiamo acceso due volte, solo con le pellicole riscaldanti, questo perché con temperature fra i 20 e i 5 gradi NON ABBIAMO MAI AVUTO FREDDO dentro il furgone (va bene che è piccolo, ma il merito è sicuramente della coibentazione in sughero e lana di pecora)
– l’ultima settimana nella parte nord dell’Islanda ci ha visto più in difficoltà: il sole è sparito e sono arrivate la pioggia e le nuvole, in questo frangente abbiamo tergiversato con le docce e ci siamo arrangiati con pranzi e cene a base di panini, nulla invece è cambiato sul fronte del riscaldamento (fino a 5 gradi esterni si continuava a stare bene)
In conclusione, questo assetto può funzionare probabilmente ovunque nel mondo e garantire uno standard di viaggio all’altezza, per l’inverno o comunque con temperature inferiori ai 5 gradi bisogna per forza aumentare la capacità di produzione da fonti alternative ai combustibili fossili, ma anche non saprei dire quali. In attesa di progressi notevoli nel mondo delle rinnovabili, direi che l’Efoy e quindi il metanolo restano l’opzione migliore.

IL FLOP DELLA TURBINA E LE POSSIBILI ALTERNATIVE
Sempre sul fronte dell’autoproduzione energetica, un contributo essenziale per questo viaggio doveva arrivare dalla turbina eolica. Purtroppo il vento è stato un grande assente e la sola volta che ho visto la turbina girare è stato alle Faroer. Questo la dice lunga su quanto il clima stia mutando, è anche vero però che una turbina di questo genere, per quel poco che ho visto con i miei occhi, può funzionare bene solo a certe altezze e con vento forte costante. Non so dire quindi se l’idea di collegarla alla batteria motore per attivare il DC DC Charger sia valida o meno, voglio condurre ulteriori test in zone ventose d’Italia, ritengo però – a prescindere dai test – che sarebbe meglio orientarsi su altri modelli (i due/tre prodotti che si trovano in commercio, sfortunatamente, non vanno oltre la ricarica diretta a 5 volt per telefoni cellulari e affini). Quale modello? Bella domanda, per adesso ignoro la risposta… può anche darsi che l’eolico in camper piccoli non trovi semplicemente applicazioni.
FUTURI SVILUPPI IN VISTA DEL RESTAURO DEL UAZ 452

E adesso veniamo all’erede di Ermanno, vale a dire il UAZ 452 acquistato a inizio dello scorso anno. Come alcuni di voi già sapranno, l’idea è quella di convertirlo in toto con un kit retrofit, evitando le insidie di un motore endotermico vecchio e datato. Può darsi che sarà un progetto che gestirò in autonomia, come può darsi che mi affiderò a qualche officina specializzata. Nel mentre, posso dire che un pacco batterie per trazione condiviso con le utenze sarebbe molto difficile da ricaricare con la sola energia autoprodotta, anche perché si parla di almeno 80-100 kW/h se non di più. Si potrebbe fare in parte, ma a condizioni ben precise:
– pannelli fotovoltaici rigidi sul tetto e pieghevoli all’esterno, per un totale di almeno 3 kW (vorrebbe dire 1,5 kW sul tetto e altri 1,5 kW pieghevoli)
– altre fonti di ricarica pulita come l’Efoy o similari, che al momento non ho ancora mai utilizzato
– condizioni climatiche favorevoli, sarebbe indispensabile viaggiare in paesi soleggiati come il sud Europa, l’Australia, l’India e tutta l’Africa
Ne vale la pena? Diciamo che la sensazione di libertà data da un viaggio di due mesi senza mai aver comprato una bombola di gas o aver pagato un euro di ricarica per le colonnine di energia mi fa propendere per il sì, ma è chiaro che un progetto di questa portata è decisamente ambizioso, anche e soprattutto sul fronte economico. A voler generalizzare, si può dire che essere liberi e indipendenti senza rinunciare alle comodità moderne richiede parecchi soldi, per lo meno in fino a quando i prezzi delle batterie al litio o di batterie più performanti si abbasseranno.

IL FILM ROAD TO ICELAND IN PREVENDITA (CON SPEDIZIONE GRATIS)
Il viaggio che abbiamo portato a termine è stato documentato non solo sul fronte della sfida energetica, ma anche per quello che è stato il nostro vivere insieme come famiglia. Il team di Anima Film che ci ha raggiunto in Islanda il 4 agosto ci ha seguiti passo passo in ogni tappa, fra interviste a persone incontrate lungo la strada, riprese di cascate e geysir, immagini dall’alto con il drone e tutto ciò che poteva servire per realizzare un docu-film spettacolare. Ancora non ho visto nulla e ancora non so che cosa potrebbe venire fuori, ma le premesse direi che sono ottime. Abbiamo rotto la cinghia dei servizi, abbiamo finito la benzina, abbiamo raggiunto i fiordi occidentali, partecipato al Gay Pride di Rejkyavik, fatto il bagno nelle sorgenti geotermali, visto le balene, le foche e le pulcinelle di mare, siamo andati sul bordo di uno dei crateri più grandi del mondo… insomma, non ci siamo mai tirati indietro!