L’educazione comincia alla nascita – Maria Montessori
Viaggiare con uno (o più) bambini non è mai considerata una cosa “leggera”. Si accompagnano di un milione di oggetti, cambi, biberon, tazze, piattini, salviette, pupazzo preferito, bavaglini, libri, giochi e chi più ne ha più ne metta. A seconda dell’età, questi oggetti variano, ma la loro quantità non tende mai a diminuire (anzi).
A prescindere che la quasi totalità di questi arnesi non è affatto necessario (alcuni persino controproducenti, a mio avviso) spesso ci si trova a portarseli in giro lo stesso perché sono stati regalati, dicono che “funzionino” o altre debolezze della società d’oggi (per come evitarli a favore del portafoglio, della schiena e dell’ordine casalingo leggi: Bebè a costo zero, di Giorgia Cozza: Guida al consumo critico per neogenitori e future mamme).
La cosa che più pesa (in termini economici e di spazio, per lo meno) rimane, a mio avviso, il pannolino usa e getta.
Ancora prima della nascita di SuperSeba avevo deciso che l’usa e getta non avrebbe fatto al caso nostro (in generale, è una filosofia che sposiamo poco). Ecco che mi sono informata grazie a internet e libri vari (la collana Leone Verde mi è venuta in aiuto) e ho deciso per i lavabili. Pannolini di stoffa, che assomigliano a quelli di una volta ma sono più pratici e anche più cari. I loro benefici sono moltissimi: dal costo complessivo molto ridotto piuttosto agli u&g nell’arco degli anni, al minor impatto ambientale (vanno in lavatrice con la biancheria, dopo una grossolana lavata a mano), all’assenza totale di schifezze chimiche a contatto con la pelle del bambino e tanti altri (per approfondire: Perchè scegliere i lavabili.)
Quindi era deciso: pannolini di stoffa fin dai primi giorni.
Dai pannolini di stoffa all’elimination communication
Ma come ridurre ancora di più l’impatto ambientale di un cucciolo di uomo che ancora non sa andare autonomamente al gabinetto e che quindi bagnando la stoffa ci costringe a fare qualche lavatrice in più? Semplice: portandolo al gabinetto quando ci sembra il momento giusto!
Anche qui i libri sono venuti in aiuto (“Senza pannolino di Laurie Boucke ) e così con il pieno appoggio di Roberto che sembrava addirittura divertirsi, abbiamo incominciato quello che chiamano il metodo EC, cioè Elimination Communication.
Non si tratta di un’educazione precoce al vasino, in cui si chiede al bambino di adeguarsi a nostre richieste (aspettare per fare pipì quando fa più comodo noi, ad esempio), forzandolo a bruciare le tappe, ma si tratta di un’attenzione particolare dei genitori, che si impegnano a cogliere i segnali che il figlio manda prima di fare pipì e cacca.
Ci vuole pazienza e TANTO TEMPO… ma si viene assolutamente ripagati.
Da quando ha 7 mesi, SuperSeba fa la cacca nel vasino, in una posizione che ora riconoscere essere quella in cui evacuare . Sembra incredibile (ma non lo è): i bambini sanno che quella è la posizione perché stanno più comodi seduti che sdraiati o (peggio) seduti su un pannolino che poi gli spalma la cacca sulla pelle…
Piano piano ho capito che il pannolino è solo una comodità per i genitori, e quello u&g ancora di più. Non è utile al pianeta però, visto che ogni bambino produce all’incirca una tonnellata di questi rifiuti difficili da trattare e non biodegradabili e che loro tempo di decomposizione, variabile da 200 a 500 anni. Ai bambini non servono affatto i pannolini: non per niente si usano solo in Occidente, dove siamo famosi per la nostra pigrizia.
A proposito di pigrizia: quello che mi ha spinto a impegnarmi a cogliere i segnali di Seba e liberarlo dal pannolino è stato anche la possibilità sempre più reale di lavare meno pannolini possibili. Ecco che con l’EC, i pannolini si bagnano solo di pipì ora come ora e spesso gli metto le mutande, sembra che gli piacciano! E’ così molto più libero nei movimenti, che aumentano sempre di più!
Viaggiare senza pannolini con l’EC (e vivere felici)!
Da qualche settimana che ha iniziato il nido l’EC lo facciamo più che altro di pomeriggio e i giorni in cui non va.. perché ovviamente le dade (le maestre, nel bolognese) non possono “stare dietro” a SuperSeba e alle sue numerose pipì, ma ho spiegato loro di proporgli il vasino dopo mangiato e vedremo se anche lì darà il meglio di sé ! In ogni caso, hanno accettato i pannolini di stoffa quindi segnalo “Un nido nel Bosco” di Botteghino di Zocca (Pianoro) come una struttura amica dell’ambiente 😉
Ma veniamo all’EC in viaggio: un po’ di tenacia e buona volontà e si fa tutto! SuperSeba associa la posizione accovacciata con l’occasione buona per fare pipì o cacca e quindi ogni posto è buono per lui!
Così riduco al minimo i pannolini da lavare, che in ogni caso non andrebbero a intasare la spazzatura (o rusco, come si dice nel bolognese) di Ermanno, ma piuttosto il cesto dei panni sporchi. E quello, con un bimbo in pre-camminamento, è sempre bello carico!
In viaggio senza pannolino quindi diventa una cosa fenomenale! Numero di pannolini ridotti drasticamente, sedere molto meno sporco (più facile da lavare nei posti più improbabili), bambino consapevole dei suoi bisogni. In una parola: felicità!
Comments
1 commentoAnonimo
Lug 9, 2017Leggo sempre con gusto storie simili e le riporto in famiglia per farci 4 risate
Rob
Lug 17, 2017Spero in senso positivo: il problema dello smaltimento dei pannolini è terribilmente serio, non usandoli in questi due anni abbiamo evitato quintali di rifiuti e risparmiato un botto di soldi!