Calmato dal suo battito cardiaco,
accolto nel calore del suo corpo, cullato dai suoi movimenti,
l’intero mondo del piccolo è sua madre.
(James Prescott)
Ultimo articolo della trilogia “in viaggio senza..”, dopo In viaggio senza pappette e senza pannolini. Forse anche quello più scontato. Viaggiando tutti giorni con il nostro fiat 238 Ermanno abbiamo in realtà a disposizione parecchio spazio per il passeggino. Ma allora perché non lo usiamo mai?
Nemmeno nella vita di tutti i giorni?
Viene più naturale capire come in viaggio il passeggino risulti molto scomodo, poco pratico da aprire e chiudere, decisamente antipatico nei luoghi affollati, o dove non ci sono marciapiedi o nelle passeggiate nella natura. Ma a noi non è mai piaciuto. Sin dai primi giorni SuperSeba è stato portato nella fascia elastica, a contatto con noi.
Chiamatelo babywearing, trasporto dolce o semplicemente portare i bambini. Si parla sempre di un’usanza antichissima e comune a quasi tutte le popolazioni e che recentemente è stata riscoperta anche in Occidente. E’ il modo più naturale con cui muoversi insieme al proprio piccolo, e una volta non c’era proprio scelta: il bambino stava tranquillo in braccio e la mamma segue il suo istinto di assecondarlo.
Non c’è niente di male, mi sono detta. E quindi eccomi qui, SS ha superato la soglia 10kg e ancora sono contenta di portarlo (sulla schiena con il marsupio, adesso). Il passeggino comprato dalla nonna prende polvere in cantina, rispolverato sistematicamente quando qualcuno diverso da mamma e papà vuole portare a spasso il piccolo teppista.

“Come si dorme nella fascia non si dorme da nessuna parte“, sembra voler dire, quando prende sonno nella confusione più totale in mezzo a una fiera, con la bocca spalancata e le manine a penzoloni lungo il mio corpo. La trovo una cosa dolcissima, oltre che molto comoda (non dimentichiamo che permette libertà di movimento e soprattutto lascia le mani libere!)

In viaggio, come nella vita di tutti i giorni, siamo sempre alla ricerca della comodità e nel caso del trasporto del bambino questa scelta ha coinciso con una sua richiesta decisa: essere rassicurato dai miei movimenti, il battito del mio cuore, il mio respiro. Non nascondo che spesso la fascia è stata usata come unico sistema perché si riposasse durante il giorno (e non!).
Di tipologie di fasce ce ne sono a bizzeffe:
- le fasce porta bebè lunghe (elastiche e non);
- le fasce porta bebè ad anelli;
- i mei tai;
- i marsupi ergonomici

Noi siamo passati per la fascia lunga elastica nei primissimi mesi, abbiamo poi usato il mei tai quando SuperSeba cominciava a pesare e preferivamo portarlo sulla schiena, e adesso, con successo, usiamo il marsupio ergonomico (soprattutto per le lunghe camminate).
Il passeggino ci ingombra solo al pensiero e a mio parere è stato progettato per città civili. Quelle con rampe, piste pedonali, persone cortesi nei mezzi pubblici, grandi spazi nei centri storici, nei ristoranti,bar, negozi, bagni pubblici e passeggiate lungo le strade. Tutto questo in Italia è utopia quindi perché stressarsi tanto? Il bambino monta in spalla e via…! Basta solo trovare il supporto che fa al caso vostro.
Per non parlare di quanti passeggini vuoti si incontrano per le strade. Ci fate mai caso? Il bambino è in braccio e il passeggino serve solo a portare la borsa della mamma o sacchetti vari. O meglio ancora: il bambino CAMMINA. E sembra pure che gli piaccia! Qui si torna al concetto che il passeggino (come i pannolini di cui ho parlato qui) sono a volte una gran comodità per i genitori e sicuramente non una necessità per un bambino che sa e può tranquillamente camminare con le sue gambine.
Un giorno, in centro a Bologna ho addirittura assistito a una scena in cui una mamma litigava e sgridava il figlio -che avrà avuto 5 anni!- perché voleva scendere dal passeggino e camminare di fianco a lei! Si è arrivati al paradosso.

Sicuramente se abbiamo fretta la meta si raggiungerà meno agilmente con un piccolino che si ferma a raccogliere ogni foglia che trova, che si guarda in giro rapito o che corre dappertutto entusiasta di potersi muovere da solo così rapidamente. Ma del resto sono bambini per quello! Hanno la voglia di esplorare, non hanno il senso del tempo e poi… tutta questa fretta che abbiamo… sicuri che serva a qualcosa?? A me sembra che in Messico e in Africa vivano benissimo con la lentezza che li contraddistingue. Ma questa è un’altra storia…
Il mio consiglio è di camminare tanto con i vostri bimbi (in fascia o per manina), impareranno molto sul valore della pazienza, della condivisione e della semplicità delle piccole scoperte che fanno lungo la strada
Prima di augurarvi buon cammino… vi lascio con dei consigli di lettura:
- “Portare i piccoli” Esther Weber
- Camminare con i bambini